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...Saverio Siciliano The sunday I learned to surf

 

il racconto della prima giornata in cui la tavola di Saverio è scivolata sicura sulle onde californiane raccontata a partire dalle prime luci dell'alba: le note struggenti di Janis Joplin accompagnano il risveglio nella città degli angeli, i primi incontri con le crew di surfers a San Onofre, e l'abbraccio sensuale e impetuoso dei marosi flutti. Una storia da leggere tutta di un fiato!

Domenica mattina mi sono svegliato presto, a causa di un blues di janis joplin che qualche disgraziato ha iniziato a sparare alle 6 di mattina.
La voce stridula della povera janis, in altri momenti tanto amata, mi fa invece bestemmiare e mettere i tappi regalo della Vergin Airlines nelle orecchie. Verso le 8 sento che Emiko mi accarezza un orecchio nel sonno, ed allora mi giro; a lei non la sveglia nessuno e quando dorme composta sembra un esile buddha. Dalla strada vengono su' voci e rumori, ed un fastidioso rombo di motori. Hanno chiuso il traffico su 2nd St.
per un esibizione di macchine d'epoca; in realta' orrendi modelli squadrati tipo starski&hutch piu' qualche trabbiccolo d’epoca tipo topolino.
Decidiamo di partire al piu' presto per fuggire il rumore e la barbarica baraonda di red-necks, gli americani bianchi generalmente repubblicani che amano radunarsi chiassosamente in queste feste di paese.

Senza neanche docciarmi con barba del weekend assicuro la tavola sopra il tetto della jeep e caricata acqua e snacks partiamo in direzione SOUTH sulla 405. Decidiamo con Emiko di andare a San Onofre, un ora a sud di LA verso San Diego, una lunga spiaggia isolata da centri abitati ed esposta a sud, ai piedi di un’alta falesia. Il posto e' noto per le onde lunghe e per essere popolato da vecchi e docili longboarders. Le previsioni sulla web davano condizioni "grosse", a causa di un ciclone partito dalla nuova Zelanda che ha generato il famigerato South Swell estivo, cosi' partiamo speranzosi. Arriviamo sulla costa a picco dove c'e' l'unica entrata al parco che conosciamo, ma aihme' c'e' una lunga coda al casotto dei guardiaparco, sicche' giriamo e procediamo piu' a sud dato che un pischello tatuato mi dice che ci sono sentieri piu' avanti che scendono giu' dove la gente pigra non va.

Arriviamo all'entrata del sentiero No. 2, parcheggio accanto a un gruppetto di coattelli in muta che stanno incerando le loro tavolette (Pasolini ne sarebbe andato pazzo) e chiedo ad uno di loro se il posto e' buono. Il ragazzo mi fa " yeah, this is real good dude, you'll be
STOKED!". Gli sorrido, ringrazio e chiedo a Emiko che significa "stoked". "That you gonna be happy", mi fa la mia saggia ed amata geisha.Scendiamo sul sentiero, Emiko con lo zaino, io colla tavola sottobraccio e si apre a noi un bellissimo panorama da sopra il promontorio, peccato che non facciamo mai foto. Le onde dall'alto sembrano perfette, lunghe forse 200-300 metri e pulite, ma non sembrano grosse. Di
sotto nessuno, solo qualche isolato gruppetto. Arrivati di sotto ci accorgiamo che le onde sono grosse e “pulite”, 10 piedi e piu'. Emiko si mette a leggere sulla spiaggia ed io, tirata su la zip sulla schiena, mi incammino sul fondo ciottoloso . Mi fa un po' paura un po' voglia e canto qualcosa sbracciando a largo colla spuma che mi sbatte in faccia. E' dura uscire, e quando ne arriva una grossa bisogna rivoltare la tavola e tenerla da sotto, senno' si è portati via. Una volta fuori il punto dove frangono e tutto piu' calmo e silenzioso, si va solo su e giu', lentamente.


Questa volta sono grosse, piu' alte di me, ma anche piu' lente, perche' hanno piu' inerzia; da sotto poi sembrano enormi e fanno un rombo cubo. Non scio piu' da 15 anni forse, ma penso che sia la stessa cosa che sciare una valanga piu' o meno, meno doloroso. Una corta la prendo, una grossa mi prende e mi rivolta. Sott'acqua non capisco dov'e' la superficie, poi sento la corda che lega la tavola alla mia caviglia che mi tira verso su e la seguo. AAAAAAH, e' bello respirare. Un po' spaventato prendo confidenza pocoappoco ed anzi e' anche piu' facile scendere giu' dal pendio ed una mi porta fino a riva dove Emiko mi vede e ridiamo.

Un po' spaventato prendo confidenza pocoappoco ed anziiu'

Parecchie ore dopo a riva rivediamo il pischello "stoked"; ci passa vicino col sorriso che tutti hanno alla fine, ed io gli dico che quello e' veramente il break piu' bello che abbia mai visto nella contea. Lui sorride e mentre mi passa accanto colla muta abbassata noto che ha una
cicatrice che gli parte dal pube fino alla gola, quasi rettilinea. Penso che deve essere un operazione chirurgica e senza fissare il taglio
gli sorrido, lo guardo in faccia e lo saluto.


Saverio Siciliano >> La trilogia del surf

capitolo_1 I oriente estremo I capitolo_2 I noche buena panamegna