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giovedi 3 Settembre 2009 ore 16.00
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venerdì 12 Giugno 2009 ore 10.06
nella vita ho avuto molti problemi, haimè! la maggior parte dei quali non mi sono mai capitati
giovedì 23 Aprile 2009 ore 18.06

Aracnia

Controllori di volo pronti per il decollo.
Telescopi giganti per seguire le stelle
navigare navigare nello spazio nello spazio ... di più.

Battiato, No time no space / mondi lontanissimi 1985


Tre milioni di abitanti stipati in un catino, tre milioni di aracnidi rinserrate tra le cuspidi dei castelli di antracite e le prime sabbie di alpha centaury. Il grande oceano da un lato e la cinta di salnitro dall'altro. La superficie del pianeta è soggetta a continui smottamenti. Il rumore delle trivelle acuisce il senso di alienazione ed aggressività. I Ragni sono una razza selvaggia e tribale, che brulica nel branco, che si accorpa per paura e viltà. Voi osservate di lontano il bagliore che questo brulicare realizza, il bagliore che emerge dalle tenebre di una notte siderale e lontana. Voi osservate con il busto sostenuto dall'alto muro in pietra, lo sguardo diretto ad est e verso il basso. Osservate da qui, da questo eremo galattico, come evapora il corpo della città di Aracnia, osservate da questo punto di silenzio e pace quanta energia si sublima in questo agire compulsivo e frenetico. Fumi rossi e luci di sodio. Osservate mentre il dorso bitorzoluto dei cargo stellari vi sfrecciano sopra la nuca, un frastuono disumano che attende alla metropoli, alla conurbazione dei desideri e delle aspettative tutte.


Ora, sollevandovi da questo terreno vivo e pulsante portate lo sguardo a coincidere allo zenith. Di colpo, come attratti da vortice impetuoso: guardate! La tela della città e compiuta e stesa, irretisce depressioni e picchi, avvolge lambendo corsi d'acqua e mari. La città è immensa e innarestata. Ora potete riconoscere con agio moltitudini di razze ed esseri. Indistintamente impigliati nella rete. Storditi e morti. Gli esser attendono un capo, un ragno che domina ed impartisce ordini ed istruisce comportamenti e costumi collettivi. Egli – osservate - è appunto detto: IL RAGNO. Egli abita il centro di questo rizoma di filamenti e nodi, egli produce il nettare che sostanzia la trappola. Le direttive muovono dunque da questo centro che nel gergo della città di Aracnia è chiamato Palazzo Grazioli.
Il vostro sguardo ora è sprofondato verso il fronte di tale rifugio primordiale.
Captate il senso di stordimento che deriva dall'esservi vicini, dal percepirne i suoni che sono abominevoli e dunque vi producono un sentimento conosciuto come Paura. Il corpo è vuoto e l'incedere di un vacuo nero vi spaventa. Il sentimento provato dagli umanoidi di classe Nexus è stato definito come: Paura della Paura. La sperimentate Ora mentre approssimate a IL RAGNO.


All'interno della Sala della cova egli presenzia ad una riunione con i suoi servitori. Accostate lo sguardo allo stipite e silenziate i bioritmi: il plenum è attivo. Alla sinistra appesi ai filari di bava riconoscete gli attendenti ed i Colonnelli, alla destra invece vi sono le insorgenze sessuali, le maschere ed i buoi. La visione che sostenete ora è amplificata da un suono sordo e costante, un ronzio sotteraneo, ventrale che nella costruzione sonora è monocorde e basso. Tutto all'interno del Palazzo Grazioli e pervaso da tale sibilo assordante e sordo. Le trasmissioni avvengono attraverso canali che gli umani non possono cogliere, sono onde Kolosimo processate dai captatori frullifer.
Il segnale si propaga a partire dalla mente del telepate detto IL RAGNO per mezzo della tela chiamata Aracnia, qui nel ventre molle della conca tiberina.

Ora ammettiamo che per concessione vi foste fatto il dono di comprendere tali messaggi, che cosa ne cavereste?
Sareste in grado di coglierne la gravità? L'anomala natura maligna?
Perchè in fondo - al primo ascolto - risalterebbero solo frasi ingenue quasi fossero dette per celia e vaghezza infantile.
Inviti all'ozio ed al candido autocompiacimento

Qui ed ora però le nebbie dell'ignoranza si dissipano improvvisamente, come per miracolo.
Qui ed ora smettete di sentire e per la prima volta Ascoltate.
Qui ed ora smettete finalmente di guardare e finalmente Vedete.
Vedete.
Tutto Questo:


Perdità di comunanza socialità e concordia. Decadenza. Deca-dance. Accettare sempre di più di decadere in un assenza pneumatica di contenuto, accordandosi alla semplificazione. Lotta per il predominio. Filamenti molteplici della rete. Progressiva de-Generazione. Una tribù in luogo di una società. Odio pieno. Polluzione e creazione di Obbiettivi inesistenti. Orgoglio Nazionale. Orgoglio di fare l'Aceto. Orgoglio delle Tue idee. Coraggio. Il Piano-Casa che non esiste. Il Piano-Casa “che non hai”. Nutrire e ampliare l'Illusione: speranza di riscatto spaziale, amplia il tuo pene, allarga la tua casa, ingrossa la tua utilitaria, Suvvati: Espansione Allargamento Ipertrofia della Massa psichica. Maria De Filippi, non c'è più spazio disponibile. Ecomostro. Valeria Marini. Eterno rimando, altrove inesistente. IL RAGNO produce la star, IL RAGNO produce Io, IL RAGNO propugna Archi-star, alimenta apici ed iperboli umani vuote, non reali. Mr. Xsas non esiste, OdileLacoque non esiste, KenzoPianto non esiste, Krollass non esiste. Pensieri, sogni, immagini indeterminate, sbiadite. Cinema. Non esiste dunque la Creatività dei Giovani, non esiste il giovane creativo ne la sua perfezione adolescenziale. OMA e AMO e poi MA0 ma anche 3X1 e C1P8 sigle catartiche che si producono per gemmazione IAN+ NRJA MVRDV e TVTTTB sono altrettante forme di un desiderio fittizio, Archi-star Archi-Lust XXX rated to 14. The Fantastic Tales of REM Orlovsky & Moana Rossi. Benessere inesistente. Moloch visivi privi di contenuto. In Aracnia tutto si sigla, come i montoni nelle riserve. Non manca l'intellettuale il critico l'opinionista: LPP ODB ABO e OTTIERRE. College der Fomento. In Aracnia anche le menti Traslucide sono oggetti di desiderio autoalimentato. Promozione e vendita in sede di prodotti locali tipici. Da Maria de Filippi per diventare Tronista.

Il sibilo de IL RAGNO è costante, il perdurante fagocitare è ininterrotto. La vibrazione nera è radianza di paura. Archi-star: ville da sogno e notti di piacere. Esotismo. Maschi montati come tori sui quali solo Tu sovrasterai. Come Ferdi: anche Tu puoi essere Archi-star è vivere un eterno Grande Fratello. Intercettazione. Stop. Fine delle Celebrazioni carnascialesche. Fine delle relazioni di convenienza. Silenzio. Silenziate cellulari bollenti. Hot-Line. Chat-Line. Architetto guardi che Lei qui si gioca la carriera! Eterna mattanza di uomini e cose. Mahabarata. India. Volgarità e ricchezza, snobismi di sinistra e temperanza di destra. E Voi giovani architetti, che ambite ad una New-Town, che sognate IL RAGNO, nonostante ammichiate all'Oriente geografico - ignari di quello mentale - liberateci suvvia della vostra ingombrante creatività e operosità. Ne vogliamo solo uno è dunque ne resterà solo uno. Chi di voi avrà l'X Factor? Noemi? Andrea? Daniele? Matteo? Gianfranco? Carlo? Oppure I Bastard Sons of Dioniso, i cazzoni della Valsugana?

Italiani: Televotate! Televotate! Televotate! Fine della fascia protetta: Oral-Anal non stop + le pornocasellanti. Siamo di nuovo qui: perchè la musica Batte sul Due!

Meccaniche monovolume, smisurate emanazioni spaziali di ostentazione. Sottrazione costante di superficie. Estensione/prevaricazione. Condominio Italia. New Suv. IL RAGNO chiama al Nulla. Mosche nella rete impegnate nella non-visione. Niente silenzio. Mai. Vibrazione monocorde Alessia Marcuzzi vi istiga all'unica liberazione possibile: Activia! Walkscapes Playscapes -scapes, siamo in consegna, sono impegnato, vado di fretta, sono in ritardo corro corro devo correre artecivica nomadirom: ripetizione ripetizione non colta non vista. Fermo immagine. Stop.


La visione cessa, qui ed ora tornate a guardare, smettete di Ascoltare e riprendete a sentire. I movimenti de IL RAGNO attraverso la tela sono intermittenti, quasi a scatti. Comunque rapidi, molto rapidi. Con un balzo divora una zanzara un bruco o una velina. A destra rabbrividiscono le insorgenze sessuali. Carfagne e Pari Opportunità deliquiano applaudendo obbedienti. I colonnelli si istruiscono e chelano, talvolta si divorano vicendevolmente, ma solo per riprodursi tripodi e plaudenti. La sala stampa obbedisce e sbava lasciva. Il Palazzo Grazioli ridonda di colore Rosso mentre emette e rilascia Avvocati Commercialisti Notai Dottori e Dottorini ma sopratutto: Senatori Deputati e Tronisti. Un via vai continuo infinito ed indeterminato. IL RAGNO fa il segno del mitra anche se non ha mani ma zampe, IL RAGNO epura e annienta, anche se percepite solo sorriso beffardo e core napulitano, IL RAGNO tesse, anche se comunica faciloneria e gigirizzi.

Lo sguardo retrocede, ribrezza difronte alla tragica realtà di questo spettacolo granguignolesco. Lo sguardo si risucchia nell'etere romano rifugiando nei regni dei Deva, in paradisi di consapevolezza e luminosia che assiepano appena aldilà della rete. Lo sguardo è ora benevolente e dimora in case divine, lo sguardo ora protegge da questa minaccia e incombe sul nulla che presto svanirà.


Si preparano periodi di concordia, preludiano primavere di condivisione e benevolenza. Ecco La STELLA che parla dell'esistenza di mondi lontanissimi, di viaggiatori mistici che seguiranno per istinto le scie delle comete e che saranno le avanguardie di un altro sistema solare. Ora: un Oceano di Silenzio. Pace.





mercoledì 25 Febbraio 2009 ore 12.30
Spazio italiano


L'architettura italiana come a-spaziale? Cos'è lo spazio se non un apertura del cuore? O meglio come si percepisce lo spazio senza percepire se stessi nello spazio? per percepire se stessi bisogna in qualche misura amarsi. Ma siccome ciò è terribilmente difficile -almeno per me - basterebbe quanto meno accettarsi per percepire un po di spazio. E non sarebbe poco. Personalmente mi accontenterei

Francamente sono stufo di tutto questo mondo relegato in un ambito – gli architetti, gli scrittori, i musicisti, gli artisti.... - e sono stufo pure delle etichette, che nascondo paure che nessuno oggi a più voglia di affrontare.
Paure di cui siamo ricolmi come una giara.
Trabocchiamo di paure, anzi: io: trabocco di paure.

Se sono un architetto temo la crisi, temo i miei colleghi, ambisco ad uno status che è sostanzialmente irraggiungibile, e mi idealizzo in un intorno fatto di limiti niente affatto pulviscolari. Limiti limitanti e rigidi che tendono a stabilire falsa commiserazione verso i meno fortunati, - dunque pietismo - e rabbia verso coloro che (di contro) hanno raggiunto – secondo parametri e condizionamenti che appartengono al mio humus – successo, fama, stabilità e sicurezza.

Come architetto sono dunque un coacervo di incertezza, dubbio e opportunismo. Per me in questo quadro emotivo e psicologico l'architettura italiana è senz'altro a-spaziale, cioè priva di spazio perchè misurata da un centro e da una distanza: la distanza tra me e gli altri, tra me ed io.

Per percepire lo spazio bisogna perdere il centro. Cerco una centralità - e dunque una certezza ed un appiglio - che mi salvi dal maelstrom in continuo movimento che in realtà io sono: e che temo e che per questo continuamente: sopprimo, circoscrivo, cerco di contenere entro regole prestabilite, entro i solchi tracciati a forza.
Dunque sono portato per rassicurarmi ad un automatismo: escludo, misuro, valuto, circoscrivo e temo. Questo a livello collettivo è: libertà di pensiero e di azione.

In questo quadro mi spiego anche la sofferenza del mio paese. Italia De Profundis. Il paese infatti chiede sicurezza. Il paese ha paura. Gli italiani hanno paura. C'è crisi. Gli italiani hanno necessità di un centro: un centro forte che sappia ricordare il padre. Ma quale padre? La figura che impone che guida e traccia i distinguo. Che semplifica la forma ed annichilisce il contenuto. Altro da sè

L'architettura italiana è a-spaziale?

Gli italiani sono diventati a-spaziali. E cercano libertà.
Ma quale libertà?
la libertà dal marocchino? dal rumeno? o la libertà dalla monnezza e dalla criminalità? Oppure?
Mi chiedo, e ti chiedo: a quale libertà anela Italia?

In questa cornice l'architettura ha effettivamente bisogno di liberarsi; ma anche qui: da cosa?

dal rigorismo, dallo stile, dalla purezza, dal funzionalismo, oppure libertà dallo straniero – qualsivoglia esso sia...
Non si giunge a niente.
La pala che affonda la terra batte ormai da troppo tempo sulla roccia. La vanga è piegata
Ma non la senti?

Pausa. Incontriamo la voragine, il buco nero, l'abisso che spaventa. La totale assenza di centro. La totale inutilità. Futilità del tutto.
Ma di cosa stiamo parlando?
Quello che parla e che solleva il furor di popolo, che cerca la diatriba e l'apprezzamento
chi è?

Chi sei tu che cerchi apprezzamento e poi annienti?

Quello che cerca protezione ed accettazione, quello che vuole essere come te e che per essere ha bisogno di te: chi è? Questa entità che chiamiamo architettura italiana, questa lingua di terra che chiamiamo casa ed a cui assegniamo nome: Italia, e da cui ci impongono di procedere per misurarci gli uni con gli altri.
Quale tributo ci chiede?

Ora per molti è un tempo vano, un tempo che si vorrebbe scacciare: Ora è un tempo che si è imparato ad odiare. Un tempo in cui non c'è spazio. Che genera architettura a-spaziale perchè altrimenti non ve ne sarebbe proprio. Ma tempo è pensiero. Pensiero in movimento.

pensiero stanco – avvizzito - tempo in cui tutto è spremuto all'osso.
Arido.
Terra desolata

Pausa e silenzio: della parola: del pensiero: del dibattito: della comunicazione: ossessione.

Italia - e con essa le discipline, gli ambiti, le enclave - è costretta in una morsa di paura perchè assorbe a livello di massa angosce e timori. Italia coltiva ormai da vent'anni: sete di ricchezza: consumismo: incertezza: maldicenza: opportunismo. Grande fratello.
Italia ormai da vent'anni è produzione massificata di consenso attraverso la coercizione e la paura.

Vuoi passare al confessionale?

Parole parole e parole su parole. Vuote. Perlopiù: tette e culi. Perlopiù droghe e rimedi tollerati per lenire le ferite. Che in realtà sono sale sulla carne viva. Non si vede, ma si guarda. Solamente si guarda. Vouyer tollerati.


Post Scriptum 1
Non si creda che queste note siano incentrate sul pessimismo che pervade. Tutt'altro. Qui si cerca di sviluppare consapevolezza e di proporre una maggiore predisposizione verso la contemplazione delle cose e degli eventi. Una contemplazione amorevole che potrebbe senz'altro portare a far collidere ed a far sfumare gli opposti e le dualità. L'occidente è nell'oriente, lo spazio è nella sua assenza, il morbido è nel duro.


chi nulla possiede in realtà ha: tutto


Noi dobbiamo essere i genitori


Post Scriptum 2
architettura a-spaziale nello scritto di V.P. Mosco apparso qui

martedì 16 Dicembre 2008 ore 15.00
Immagini di Roma / Racconto di Natale


Gloria in excelsis deo
Gott mit Uns
Ein Zwei Drei

prima che la terza Rivoluzione Industriale
provochi l'ultima grande esplosione nucleare
prepariamoci per l'esodo
il grande esodo
un esodo
per noi giovani del futuro.
Fine dell'imperialismo degli invasori russi
e del colonialismo inglese e americano
prepariamoci per l'esodo
il grande esodo
un esodo
per noi.
Nelle vie calde la temperatura s'alzerà
moltitudine, moltitudine
non si erano mai viste
code tanto grandi, tanto lunghe
tanto grandi, tanto lunghe.
Moltitudine, moltitudine
mamma mia che festa.
Gloria in excelsis deo
Gott mit Uns
Ein Zwei Drei

arriveranno da tutte le parti
dalle città, dalle campagne
dal nord (sud) dal sud (da ponente, da levante) per l'esodo
il grande esodo
un esodo
per noi.
Nelle vie calde la temperatura si alzerà
moltitudine, moltitudine
non si erano mai viste
code tanto grandi, tanto lunghe
tanto grandi, tanto lunghe.
Moltitudine, moltitudine
mamma mia che festa.
Battiato / l'Esodo

 


Intorno alle 23.00 del 12 dicembre il fiume esondò all’altezza di Ponte Milvio. L’ondata di piena fu impossibile da arginare. A nulla valsero le precauzioni prese dalla protezione civile: muraglie posticcie di sacchi di sabbia, truppe d’assalto dispiegate su ordine del ministro della guerra La Russa, le sorelle della confraternita delle beate del calendario volute dalla Carfagna pronte all’accorrenza ad aprire le porte dei loro decoltè sili-conico. E nulla poterono tantomeno gli innumerevoli presidi degli Arditi dislocati su ordine del primo cittadino da ponte Milvio a ponte Marconi. La compostezza statuaria delle sentinelle del Cannone Eterno appartenenti al nucleo Alemanno furono travolte per prime, in Blocco sul ponte in cui i seguaci del Moccia si incatenano in lucchetti mortiferi sotto le telecamente del Grande Fratello.

I telenauti digitali ebbero modo di seguire l’evento climatico in diretta sky, mentre gli imbrigiliati terrestri per volontà della Magna Mater Mediaste (MMM) assistettero ripetutamente al primo episodio di Walter Texas Ranger, la celeberrima fiction sulle avvincenti vicende della smemorata duchessa di Cologno monzesco

 L’enorme massa d’acqua salmastra e putrida che da secoli ribolle al disotto della capitale eruppe sboccando aggressivamente a partire dalla zona del flaminio. Nel mentre folle estatiche di impellicciate al 6° grado di tiraggio in piena estasi botulinica, ipnotizzate dalle vetrine di Via Condotti si ritrovarono immerse in decilitri di sterco e melma. In sincro gruppi di adolescenti con pettinature definite “a gallo” ricchi di piumotti pubblicitari e scarpette tipo pugile tempestate di riflessi d’oro e d’argento e icone YSL, accolsero l’onda di piena con sincero stupore e vagonate di disappunto.

Affondarono non tanto persone sentimenti cuori, ma cose ninnoli orpelli. Si innabbissarono gadget ed accessori moto sgargianti tipo Pantheon 250 ed equipaggiamenti Tucano, smart dai mille colori e All stars tipo tappezziere. Il centro fu dunque in breve riportato ad un enorme Benares all’amatriciana.
Fu d’un colpo chiaro ai più quanto la trinità dei monti fosse finalmente giunta a ricoprire la sua vera funzione, un ghat romano atto ad ospitare ritualità sepolte nell’intimo di una società nobile ma atrofizzata da decenni di brain washing mediatico.



 

Per la gioia degli studiosi di cose inanimate la misura misterica di Roma fu finalmente colma: da centinai di anni il progetto del Papa Sisto aspettava il suo ultimo tassello per raggiungere il compimento alchemico. L’acqua del Tevere sommerse la fitta rete di obelischi che il pontefice volle dispiegare lungo una complessa e meravigliosa trilaterazione di assi. Ora tutto sembrava compiersi. La cupola del Pantheon Sant’Ivo la Piramide il Colosseo in un sol colpo furono figure piene, meravigliose ed estatiche: la città fu eterna e metafisica. Dalle acque spuntavano fieri modelli irraggiungibili di supremazia e compiutezza, Stupa immensi immersi nelle acque di un Gange ipotetico e struggente.

Pire. Fuochi improvvisi e scritte sui tetti delle abitazioni in costruzione alle porte della città. “QUI: VIVI” sui tetti in Kalzip taroccato da 50 euro a metroquadro dei centri commerciali di Porte di Roma o di Europark, gommoni ed entrobordo con a poppa costruttori del tipo Caltargironico o Parnasico con mogli e figli in ammaraggio lungo gli ampi terrazzi dei Parchi Leonardo o delle fantomatiche Porte di Roma. Presentatori tipo Cucuzzo o Pippobaudi arenati in Suv alla deriva urlanti al nulla, al vuoto di telefonini da 1000 euro infracichiti morti come le menti dei catodi.

E poi il mantra indicibile dei politicanti tutti, nell’aula del Sartorio parzialmente inondata da detriti e fanga; bloccati nella ripetizione del gesto, quel gesto ora automatico ed eterno, quel gesto del pigiare il bottone del voto, un bottone ora rosso ora verde. Intorno milioni di fogli imbevuti di tevere: fogli di decreti ingiunzioni convocazioni avvisi di garanzia trascrizioni di intercettazioni richieste appelli: sommersi tra gemiti del tipo nazionalpopolare o dei valori o delle libertà quelli che un tempo furono sottosegretari ministri commissari speciali sceriffi sottotenenti e financo centurioni e gladiatori.

Roma città eterna nel natale del 2008, resa in PAL e NTSC sugli schermi del mondo. I romani percepiti nel West come oriente ormai indentrato come fossero figli di sumatra o del laos: i romani fino ad oggi nell’ipnodelirio dei McDonald desti alla realtà di una identità più profonda aderente finalmente al mondo del tutto.

Galleggiano ora sulla superfice delle acque in riflusso i frammenti posticci di sogni inaccessibili ed irreali, di presupposti sbiaditi ed aspirazioni inutili come ghiacci disciolti o orme di uccelli su di un fosco cielo d’autunno. Il non-essere deposto galleggia e si ritrae lungo le pareti umide di cloache millenarie.

Isti mirant stella

 
mercoledì 5 Novembre 2008 ore 11.00

CorteoAlieno

Sensazioni esoscheletro: leggera incertezza gastrica
Addome: contratto.
Temperatura interna: ipertropico.
Fa caldo su Hyperstella
Incertezza nelle tasche. Oscillo da una saccoccia all’altra cercando di trovare il trovato. Di sapere il saputo.
Gli oggetti che porto sono le mie certezze, i miei appoggi. Persi.
Sopra l’esoscheletro un vestiario eccessivo, ridondante nei pezzi innestati e sovrapposti.
Incertezza generale.
La motivazione: andare. Andare comunque La Motivazione:fare pratica. Su cosa? Sulla perdita di contatto che è perdita dell’ ”agorà”.
Io sono il sentire comune.
io sono tu.
Provo paure.
Mi muovo con la folla.
Disagio. La folla mi perturba.
Perturbante Unheimlich Sigmund “The Freud”.
L’indicatore psicoattivo mi segnala un improvviso quanto inaspettato: sbalzo serotonine.
Adrenalina. Felicità ed entusiasmo.
 
In corteo.
La massa che spinge su se stessa, che volteggia.
Il segmento è diviso in vari tronconi.
Ogni Sistema stellare ha i suoi rappresentanti, le sue famiglie di Sabipodi e Cyloni.
Non so più dove mi trovo. In che punto della galassia.
Mi abbandono.
Dionisiaco.
Etica che impone un lavoro, un tributo.
Sangue odori cuori: frastuono indicibile: mille voci che sibilano. Sciami di endorfine: maree che si agitano. 813. una società non estrema. Bella a vedersi.
Alieni Normali? Alieni noi: padri e figli.
Soluzione salina che rilascio dalle cornee.
Commozione. Insieme. Commozione su tutti.

Una coppia di cinoesquilini si sposa sotto Habitat67: la folla esulta: Cinacittà©. Ridefinizione dei limiti galattici. Cammino come l’Angelo della storia. CorteoAlieno è cuore e periferia: 2 periferie: limiti laterali sui quali si poggia la possibilità di espansione, di allargamento e dilatazione. Qui si misura quanto possiamo “aprire il cuore”. Contempla la possibilità ma non il tocco. Ci si vede: odora:ascolta: talvolta: ci si urta. Umano. Non-cyborg. Timpani lesi dai fischietti.
Odore di bucato: Lacoste ed ammorbidente Layka.
Ai lati: sguardi sforzatamente rilasciati. La massa aliena perturba. Istanti di profonda ilarità. Risate. Il sole caldo. Clima afoso.
Opposizione demotica:casalinga. Noia. Assenza di slogan. Omologazione. Questa piazza è afona.
In limine ci guarda contratta e giudicante: radical-chic di Alpha Centaury.
Una semplice passeggiata: moonwalk.

Alla circonvoluzione con il perigeo del circo maximo sentiamo la fanfara: bella ciao. Il fiume è umano e si ricombatta. A sinistra il Sole a destra, in tralice tra i pini, il Palatino. Il Colosso ha diviso è per un istante tutto è mischiato: americanpsycho romaromania centurionidilattice guideturistiche e capannellinarcolettici.
Continua a non esserci messaggio.
Solo una sigla PD. CorteoAlieno di PD. La seconda forza che si candida a guidare il Sistema Degoba.

Un generico arringa alle comparse
“attenzione! All’entrata in piazza si attacca con l’inno di Mameli mi raccomando”
Una mamma si accalora e sbotta
”Nooooo, l’inno d’Italia noooo: e fate Bella ciao! Nooooo….”
Poi scatta l’inno e tutti cantano. Potere coercitivo del generico. Potere coercitivo e basta. Il PD è blindato.
Dukkha: continuo oscillare tra repulsione e attrazione tra coinvolgimento e stizza.

Dentro il Circo: un DiPietro a distanza ravvicinata parla alle telecamere: enclave ed arcipelago: Europa in palloni aerostatici. Un accampamento indiano: italiadeivalori manifesto partitosocialista, sovrastano tutto i ceppi negromanti del PD. Intanto la modernità liquida riempie l’invaso del circo. Cittadini:paese:comunità.
 
Molto chic la signora in occhialoni e stivali in pelle di arkonnen. Un DiPietro passa è lascia una scia urticante di astrofili checiazzecca. Ecco l’Agorà. Parla Wall-e: Manzoni Gobetti Gramsci Foa Antifascismo
Finalmente! L’ha detto. Antifascismo: un boato

Esoscheletro: disagio ed emozione. Dentro il mio disagio è dentro la piazza, dentro l’agorà: la paura è qui: fuggire a questo momento, fuggire alla prossimità, alla condivisione: amorecondividiamo

Il discorso è rotondo mirato, punta alto: Berlus’kaiser è un incompetente.
Allegorie: la foto che sbiadisce, l’operaio che esce di notte e ritorna di notte: un affresco dipinto con toni lirici.
Mi annoio e sono qui. Aderisco a questa moltitudine – perché di questo si tratta -  e penso: cerco di capire se il discorso  di Wall-e intercetta il mio bio-segmento.
Condizione di sabipode: condizione anomala: ammortizzato da una famiglia pseudostabile lavoro e mi sveglio a notte eppure ho carte bloccate ogni due per tre, sono precario e pure liquido.
E allora?

guardo il maxischermo e sono felice di essere fuori dall’immagine digitale. Dall’altra parte – per una volta - della realtà.

Tuona un cielo minaccioso. L’agorà tutta si volta al cielo nero ed esclama: oohhh!
Zavattini.
Il cielo ruba la scena al Leader. Vincerà il sopraggiungere della pioggia contaminata di nucleare o Wall-e?

Il panico si istilla, chiamano un ambulanza, “c’è un dottore? Qualcuno è Dottore?” svenimenti. Il serpente striscia si avvinghia. Si torna a casa. Sotto l’arco di Konstatine  il Fatto Urbano che reclama il suo tributo etico e di consapevolezza.
L’oriente vende l’Unità.
Elicotteri e Navi Faro.
Massa. Tuoni e Calore.

Obama è ora presidente.
Qui è ora.
In cambiamento, aspettando la grande onda

 

 

giovedì 9 Ottobre 2008 ore 10.00
prove tecniche di html attivo:... cp.com su Facebook

si produce in questo caso un esperimento di interazione questo il link da seguire, il resto a vostra (e mia) discrezione



vai:...
http://www.new.facebook.com/profile.php?id=1525024192&ref=name
giovedì 18 Settembre 2008 ore 15.40

Cronaca aliena della Biennale

Dal weblog su AtCasa le ricognizioni di Carlo Prati:
la Pillola Betsky, viaggio Psicogeografico di Italia Plissken a Venezia


la pillola Betsky a dosaggio ridotto è ospitata sulle pagine del supplemento on line del Corriere della sera dedicato al design all 'architettura ed a tutto il mondo che intorno ad essa ruota. Diretto da Silvia Robertazzi , coadiuvata da Alessandro Valenti

il testo accompagna delle bellissime foto dell'esposizione veneziana realizzate da Ingrid Taro

vai:...
http://atcasa.corriere.it/Tendenze/Architettura/2008/09/16/alieno.shtml

 


domenica 14 Settembre 2008 ore 15.25
La Pillola Betsky
Viaggio Psicogeografico di Italia Plissken alla Biennale di Venezia 2008

Mi avevano già parlato di questo prodotto. Pubblicità sulle pagine dei droidi testimoniali, addons, slide sulle lattine e gli incarti in pentatrak, cose così…
“Tornate in forma con la Psicoterapia Biennale”
”Riscoprite la gioia di vivere con la Capsula Betsky”
”Betsky inc. © vi invita nel futuro!”
Non so dire quando ho realizzato che la crisi era in atto.
è arrivata, molto semplicemente.
Operava dall'interno, rodendomi in un conflitto estremo: pulviscolare e acrimonioso. Sapete, era come se riuscissi a vederle, le particelle neuronali dico, che si agitavano l'una contro l'altra: collidendo.
Forse fu allora che tutto rovinò: fronteggiavo le ecoballe di Mr. Xsas nel cuore di Ultranapoli, mentre le guardavo sbirciandole tra le colonne della cattedrale di Cherubinia. Improvviso sentii il crack: l'aprirsi della voragine.
E quindi giunse il vero finimondo.

La Garofano & Son's costituisce attualmente il gruppo cino laziale più all'avanguardia nello studio delle terapie ci ricompattamento celebrale. Attraverso la sinergia con la Freud Technologies ed in accordo con la Betsky inc. © hanno dato vita a dei centri di riabilitazione in cui è legale ed assistita la somministrazione della Capsula rilegante.

“Benvenuta al Padiglione di Sostegno, con chi ho il piacere di parlare?”
La segretaria mi guardava con il volto sereno. Colto da una piacevole sensazione di rilascio risposi affabile
“mi chiamo Italia, Italia Plissken e cerco aiuto. Soffro, e non trovo rimedio al malessere che mi attanaglia”
un sorriso.
“Signora Italia lei è fortunata: si trova nel posto giusto al momento giusto.”
E poi
“ha avuto modo di conoscere il trattamento Selfing?
sono certa che avrà visto la pubblicità: Selfing Beyond Selfing”

La procedura di innesto del Recall Chip fù indolore. Appena presi posto nel Mind Expander le immagini cominciarono ad affiorare.

E questo prese forma.

Qui e ora: Sento: paura e tensione emotiva derivata dal viaggio, dalla sua sperimentazione corporea. Risuona nell'ampio atrio del Terminal il frammento di un canto ammaliante. Sirene. Il treno arriva: the death of Leon Klinghoffer. È il 9 settembre del 2008. Dappertutto sciamano stranieri. Si parte per Venezia. Percepisco bodhisattva. Pianto di bambino. Sono parte di un micro gruppo vacanze – fa parte del Trattamento: aprirsi all'umano per superare lentamente la chiusura indotta dal trauma. Facciamo fantasie feroci su ciò che ci aspetta, evochiamo persone cose gruppi luoghi e ricordi. Ridiamo: apriamo e contraiamo. Andiamo all'Arsenale della Serenissima Repubblica della confederazione PARC. Il cosiddetto Padiglione Italia – il nocciolo concettuale della Terapia Selfing come sperimentata dal Prof. Master G.

Il treno è pieno zeppo di turisti: hanno guide per Italia e sanno di patatine fritte. Mia madre mi manda un Xm'S dice: “ci vediamo al padiglione Italia: ciao scricciola!”.
Tutto tende alla ricostruzione del grande Bang: particelle che vorticano a razzo: Italia, Italia, Italia!

I primi incontri sono trincee solchi e voragini che scaviamo tra noi. Il viaggio termina. Ora si naviga in un mare grigio verde odorante di seppia e vongole stantie. Intenso colpo di narici. Madonna dell'orto. Stop. Luce intensa. Un passo segue l'altro come la ruota l'orma di chi la conduce.

Italia cerca casa:
Chaos ed endorfine. Radicali che ricercano forme assolute sintesi plastiche autoaffermative: dogma e dottrina, la Mecca e la Ruota del Dhamma – curarsi con la durezza del genitore, con la sua severa austerità: Tafuri, Grassi, Rossi.
Sigle: Baukuh, Salottobuono e poi le matrici, le “case matte”. Vedo: Mandala Totem e Tabù. Serotonine in salita. Lupi e Branzi. Ritmi ossessivi casualità trascuratezza. Ok, un pensiero si condensa: pur concordando con la necessità di un operare talvolta casuale - dotato di un temperato grado di incertezza - non si può fare a meno di osservare quanto il caso, per liberare il suo devastante potenziale simbolico e spirituale, necessiti di una regola: quest'ultima univoca, semplice.
Assenza di regole. Ricerco appigli. Invano. Sudore e traspirazione. Un caldo tropicale.
Prima dell'arrivo di Ike.
Comincio a sentire la necessità di uno sguardo più dolce, affettivo, di carezza – la Terapia rivela i primi frutti.

Ian+ in qualche misura trasla questa riflessione sul piano progettuale: cavità verdi si aprono nel cuore dei pesanti blocchi della metropoli di fine ottocento: sono gesti generosi ed ospitali.

I Cliostrati inventano binocoli con cui guardare Alpi. Oggetti futili, mai necessari.
Letti di feltro inchiodati su fragili assi, Stalker maltrattano i miei ospiti: infliggere pene per peccati non commessi. Che crudeltà! Perché ancora qui? Adesso? Dentro Me?
Dove il gesto ecumenico, lo sguardo positivo che tanto invoco e ricerco?
Rimango squassata dall'onda ecco la fase acuta - la Terapia a scalare nella fase Mnemonic; sempre dura all'inizio e tutta in salita.
Ma il peggio deve ancora arrivare.

Uneternal City:
Razzi Perforanti, asteroidi boatanti. testualmente: Pianeti magnete autogenerati per implosione della cultura cinese contemporanea. Mobile Chinatown. Telefonini telecamere cartelle stampa. Nemesi Centola n!studio iperboli e monadi: frattura separazione: archipelaghi umani e bioenclave. Distanze sempre più incolmabili. Imbarazzi: Giammetta & Giammetta ci avvertono neanche troppo velatamente: Welcome to Paracity. Stop.

Sono confusa ma la motivazione aumenta: almeno adesso capisco di cosa ho bisogno. Umiltà, silenzio, omogeneità, compattezza, amore.

Amici andiamo, è tempo di feste: tutti da Peggy con il mio motoscafo lunare: i 5+1 aa promuovono il loro lavoro. Extra Betsky per tutti! Momenti di piacevole raccoglimento alternati a catalettiche derive di sonno, tra cocomeri e sarde in saor. Prendendo fischi per fiaschi: “ Beniamino? Beniamino Servino? A no…ooops, scusi sa”. Osservando movimenti e dinamiche dalla dimensione intima e dolce alla più proterva manifestazione egoica. Questa sono io, qui ed ora: una famiglia architettosa che rinuncia al corpo, al contatto allo scontro. Una famiglia che cerca di sopportarsi: Vecchi e giovani, studiosi e professionisti, destra e sinistra: non ci sono dualismi che tengono davanti ad un ricco buffet sulla terrazza che guarda la Venezia Celeste , stagliata sullo sfondo di Alpha Centauri. La critica – ma forse è meglio – è come sempre assente, dunque mai oppositiva ma connivente.

Master-G mi avverte in Usb: stiamo entrando nel cuore imploso dello sguardo neurale:

Giardini di Oberon, Padiglioni Auricolari
In Suisse provo benessere, saranno i climi salubri degli alpeggi: Gramazio & Kohler fanno un bel lavoro sul digitale, sano connubio tra ricerca e sperimentazione. I Danesi mi svelano lo sguardo che avrei potuto sostenere se cercando casa avessi avuto solo più coraggio e cura: what if? L'emergenza richiede un impegnativo lavoro di raccolta dati, una stanza dei bottoni tipo Strangelove: meno tartine e più generatori elettrici.
Mi riguardo nel mio stesso padiglione: Italia! Italia! Italia! Digestivo Gandolfi, sensazioni e temi affettivi ad alto livello qualitativo: le serotonine crescono e colano a goccia dai bambù di Herzog & De Meuron. Un Avatar ectoplasmico soffre perché imprigionato in un universo fenomenico stantio: anima imprigionata in un corpo esausto: nostalghia e contrazione. Stefano Boeri rinsalda ed indaga con consapevolezza di temi e modi, servendomi una trimurti erbacea fortemente psicoattiva. Passeggiate romane: 2a+p offrono una sosta. Inventariare il proprio vissuto per archiviare e classicizzare lo sguardo. Sono le Arie del nord che spirano dall'Arsenale. Una severa sentinella che tortura le incertezze della mia generazione. Ma mentre al nord si celebrano giustamente avi e culti locali del passato, a Roma si protrae l'oblio di persone e cose. Nessun rito di passaggio, solo un transfert attivo.

Ippocampo Celebrale, nello scompartimento mentale addomesticato da Thom Mayne sgorga la fonte della consapevolezza salvifica. “il ricordo smette di essere presente ancora prima di essere percepito”, pratica operante: indagine che porta al centro del pensiero progettuale cosmico. La sostanza dell'emozione resa con disarmante semplicità. Comincio a sentire me stessa, il mio corpo, la mente, il cuore
chi è Italia Pleskeen?
Lo spazio è mentale innanzitutto, qui lo vedono in pochi: Lupi, Morphosis, Vriesendorp …l'architettura oltre gli edifici non può dunque che essere Pura Mente. La stessa esperienza lisergica che sto sostenendo con la pillola Betsky – il labirinto, le stanze, il susseguirsi di percorsi neurali molteplici – costruisce un accumulazione come di vertebra a vertebra. L'architettura nasce da un istinto autobiografico: la soddisfazione di un gesto talvolta compulsivo – Ben Nicholson – o Narcisistico. Molto si parla e si parlerà della Badante di casa Floriac, d'altronde. Ora sono vicina ad un nodo decisivo, lo sento e ne trovo immediata conferma.

Braincity lab 2008, coop Himmelb(l)au compara l'architettura della città al sistema mente. La soglia di un passo decisivo: finalmente vedo la Polvere Forestiera. Poi luce accecante. Illuminazione: il padiglione Giapponese ovvero il Mandala di grafite, che poi scomparirà a beneficio dei presenti: che tutti possiate essere felici. La chiave è l'atto rituale e creativo messo in atto da Junia Ishigami classe 1974.

Ike è giunto. Il biocorpo si raffredda improvvisamente, il riparo scelto dai più è l'Auricolare Tedesco: Plantlike structures. Ecotechnotopia….nella tempesta e nel delirio un gruppo di Kraut molto chic sta per suonare su tavole pianiche ad 8 bit. Vedo: Hawaianas infangate su idiomi franco-albionici. Un intensa luce spara la forza di 1000 fotoni
( risparmio energetico?) su parrucche, tailleur, decoltè ed idiosincrasie europee. Tuona che Dio la manda e gli animi sono surriscaldati. Capisco che l'Italia che cerca casa si deve rifugiare in Inghilterra: basta così poco per fare architettura (Sergison Bates Architects, Housing a Finsbury Park 2008).

Sto finendo il viaggio psicogeografico. Ora felice e non più contratta accolgo il French Touch con elegante spensieratezza, maneggio plastici con bracci meccanici su Iterstella 9999. Mi sdraio senza inibizioni o rabbia su di un morbido letto del decadente e lascivo Hotel Polonia. Infine mi immagino lasciare impronte su città modellate dal verde di campi di grano e mangrovie dove l'orrore di edilizia senza etica e carattere viene occultato dalla penombra del sottobosco. Volo via sullo shuttle emmeazero, vedo galassie lontane lontane.

“Italia può riaprire gli occhi adesso”

Sento le pupille dilatarsi e assisto alla progressiva messa a fuoco del mio interlocutore

“abbiamo terminato la terapia. Signora Italia il vostro biocorpo ed il sistema celebrale risultano illuminati, le onde registrate oscillano su curve parametriche morbide ed aggraziate”

Lascio il centro Biennale di Permanenza Temporanea, fuori dall'ampio porticato ci sono bambini che giocano. Si strappano le cose e fanno cagnara. Poco distante un uomo, un padre, osserva e lascia fare. E' vigile e sorridente. Guida e regola l'ozio dei figli. I nostri sguardi per un attimo si incontrano e aderiscono. Rido di gusto. Sperimento beatitudine.












 
mercoledì 3 Settembre 2008 ore 11.25

Mediterraneo

A vortice s'abbatte
sul mio capo reclinato
un suono d'agri lazzi.
Scotta la terra percorsa
da sghembe ombre di pinastri,
e al mare là in fondo fa velo
più che i rami, allo sguardo, l'afa che a tratti erompe dal suolo che si avvena.
quando più sordo o meno il ribollio dell'acque
che si ingorgano
accanto a lunghe secche mi raggiunge:
o è un bombo talvolta ed un ripiovere
di schiume sulle rocce.
Come rialzo il viso, ecco cessare
i ragli sul mio capo; e scoccare
verso le strepeanti acque,
frecciate biancazzurre, due ghiandaie.

Antico, sono ubriacato dalla voce
ch'esce dalle tue bocche quando si schiudono
come verdi campane e si ributtano
indietro e si disciolgono.

La casa delle mie estati lontane,
t'era accanto, lo sai,
là nel paese dove il suole cuoce
e annuvolano l'aria le zanzare.
Come allora oggi in tua presenza impietro,
mare, ma non più degno
mi credo del solenne ammonimento
del tuo respiro. Tu m'hai detto primo
che il piccino fermento
del mio cuore non era che un momento
del tuo; che mi era in fondo
la tua legge rischiosa: esser vasto e diverso
e insieme fisso:

e svuotarmi così d'ogni lordura
come tu fai che sbatti sulle sponde
tra sugheri e asterie
le inutili macerie del tuo abisso.

Scendendo qualche volta
gli aridi greppi ormai
divisi dall'umoroso
Autunno che li gonfiava,
non m'era più in cuore la ruota
delle stagioni e il gocciare
del tempo inesorabile;
ma bene il presentimento
di te m' empiva l'anima
,
sorpreso nell'ansimare
dell'aria, prima immota,
sulle rocce che orlavano il cammino.
Or, m'avvisavo, la pietra
voleva strapparsi, protesa
a un invisibile abbraccio;
la dura materia sentiva
il prossimo gorgo, e pulsava;
e i ciuffi delle avide canne
dicevano all'acque nascoste,
scrollando, un assentimento.

Tu vastità riscattavi
anche il patire dei sassi:
pel tuo tripudio era giusta
l'immobilità dei finiti.

Chinavo tra le petraie,
giungevano buffi salmastri
al cuore; era la tesa
del mare un giuoco di anella.
Con questa gioia precipita
dal chiuso vallotto alla spiaggia
la spersa pavoncella

Eugenio montale
1924

da Ossi di Seppia

 
Venerdì 20 Giugno 2008 ore 14.30

Tale spinnin'

Invito caldamente ad avvalersi dei link contenuti nel testo che segue, ad avvalersene ed a utilizzarli possibilmente in sincro con la parola scritta. Si tratta – in parte - di una sorta di “trasmissione” o “selezione”, la mia ideale e perenne playlist estiva. E poi c'è della scienza doppia H che comunque mi fa piacere parlarne in occasione di alcune prossime uscite romane tipo questa e questa. Il filo conduttore c'è ed è senz'altro la musica di attraversamento o usando un termine che mi piace meno, il crossover.

 

Estate 1986. la prima estate da liceale.
Iscritto al 3° liceo artistico di Roma.
Andavo a comprare i dischi a Rinascita in via delle Botteghe oscure.
C'era il PCI.
s'abitava a Tormarancia
Chiedevo le 10 mile lire a mio padre.
Talvolta le rubavo di nascosto dal portafoglio.
Compravo i dischi a “nice price”.

Quell'estate del 1986 prima di partire per le vacanze comprai un disco. “Live at Copacabana palace ” degli Azimuth, un vinile stampato a Lille un anno prima dalla SBA records.
Non era a prezzo amicoso però.

Ero in mare, il sole a picco, o forse di trequarti perché nel ricordo che serbo di quel momento i riflessi dei raggi che si succedono sulle onde leggere che smuove lo scafo del battello che ci porta alla spiaggia di Laurito, - me e mia madre - sono tenui dolci calmi liquidi. Credo che si trattasse di un piano Hammond, lo strumento che apre nel silenzio “Dona Olimpia” e che cadenza “Voo Sobre o Horizonte ”. guardando quel mare sospinto dal gozzo per la prima volta riascoltai con la memoria quel pezzo.

Mentre ero in barca, la costiera a picco a sinistra con le sue bellissime ville: quella di Zeffirelli, quella della Raimonda Gaetani dal cui tetto si tuffavano i forti, l'hotel San Pietro con le piscine private sui terrazzi di ogni camera e le gabbie con rarissimi uccelli tropicali, discese a mare con corpi bellissimi che si tuffano ed i luoghi tra le rocce, ciascuno con un nome ed una leggenda: le Camere Recomone Furore i Galli Laurito.
Josè Roberto Bertrami detto Aldus e Alex Malheiros d'improvviso suonavano quel disco e quei pezzi nella mia testa allora vuota e ricettiva.
Una folgorazione
segue il desiderio di approfondire quel senso di beatitudine estatica,
non a caso estatica,
perché tutta solare e marina
salmastra e di pelle scaldata
negra.


Napoli è questo senso di africanità e negritudine marina, mediterranea.
Non a caso era il mio giovane e napoletanissimo Zio Jeppy che qualche anno prima mi faceva ascoltare Napoli Centrale così come il mio papastro Lelo con i Weather Report gli Area ed i Perigeo .

God bless ya!

Erano timbri ed once che avevano penetrato duro nella mia immaginazione sonora. Non c'era nulla di facile in quella musica misteriosa e liquida che vibrava di basso e batteria, che portava il sapore del sale e l'addore e'mare. Nei primi dischi elettrici di Pino Daniele c'era tutto questo.

“com'e bello lavorare sulla tangenziale con le mani rosse che ti fanno male, e i ricordi che camminano a duciento all'ora e ti entrano dentro senza far rumore ”

Non fu quindi per caso che percorrendo quel breve tratto di mare tra il covo dei saraceni e Adolfo fui invaso a cascata dal ricordo degli Azimuth; il furore jazz-rock veniva dal Brasile e portava il segno della Banda Black Rio di Gerson King dei Copa 7 e di tanti altri maestri del movimento Black sudamericano dei tardi 70; attraverso il corpo-mente di quel 13enne un po' malinconico e curioso si incontravano i vari filoni di quella mistica fase della musica contemporanea che fù il jazz-rock.

Alla spiaggia di Adolfo, che ci aveva il suo moletto ed il suo gozzo guidato dal bel figlio Sergio - sorta di divo pre romano che con un solo viaggio frantumava il cuore di giovani e meno giovani donne abbagliate da quel mare e da quel corpo - ci arrivavo così con quella colonna sonora in testa che metteva allegria e spensieratezza, che mi faceva essere tutt'uno con ciò che vivevo e mi faceva aderire di buon grado a quei momenti. E lì dalla sua spiaggetta di sassi o da sotto il cannizzo del suo piccolo ristorante ci si sdraiava al sole raggiunti da profumi semplici ed intensi: la mozzarella alla brace cotta sulla foglia di limone, l'impepata di cozze, il pesce alla griglia, insomma un estasi dionisiaca di corpi e sensi.

Questo riuscii a penetrare di quella realtà grazie al Jazz-rock degli Azimuth.
Questo era il suono dei Weather Report, il piano elettrico di Zawinul le congas di Badrena, le percussive di Airto Moreira e di sua moglie Flora Puim .

E seduto sulla spiaggetta mentre mia madre si ricopriva di olio solare alla mandorla, contemplavo una coppia di ragazzi che stavano seduti in disparte sullo scoglione che ci fronteggiava possente. Li notavo già da qualche giorno che passavano in piazzetta a Positano, o che si facevano un qualcosa alla Buca di Bacco. Erano strani e mi attraevano profondamente. Dei due uno era un po' segaligno e dinoccolato, con la barba incolta ed un cappello di paglia di quelli da charleston anni '20 e l'altro, alto bello estraniante. C'avevano un look anche se cercavano in tutti i modi di farlo disapparire, erano albori – per me – di Punk. Portavano magliette sdrucite come di tagli di lametta decisi ed impetuosi di artisti come Siouxie o i Clash. Emanavano magnetismo accentuato dal loro estraneamento che celava traffici loschi e giochi già adulti. Il primo divenne poi uno scrittore di successo autore di libri spesso portati sul grande schermo da Salvatores, del secondo non seppi più nulla “e mai nessuno lo vide più” come la mela di Odessa. Quella coppia di amici costituì il prologo di una istanza adolescenziale successiva, l'accenno di un rito di passaggio ulteriore che destabilizzo la sincera purezza del mito post-jazzistico. Come la fine di Round Midnight di Tavernier, dove il cool Jazz di Dexter Gordon cede il passo alla elettrificazione di Herbie, così il duo di ragazzi selvaggi sullo scoglione di laurito sconvolse il futuro dei miei ascolti e del mio immaginario.

Inverno ed estate sono stagioni che ciclicamente si alternano così forse è lecito immaginare che la musica possa sottostare alle stesse dinamiche di ciclicità e ritorno.

Non fu così un caso che appena sbarcai al liceo acquistai sempre da Rinascita svariati dischi degli U2 tutti usciti sul principio degli anni 80 ma esplosi nell'ambito delle compagine della sinistra giovanile di stampo riottoso ma chic e di buona famiglia suppergiù con un cinque anni di ritardo.

La Roma dei miei anni di liceo ruotava intorno a icone pseudo Zanardesche di ritorno: in quel manipolo di licei classici storici come il Tasso ed il Mamiani il Virgilio ed il Visconti ruotavano perlopiù adolescenti inquieti spezzati tra il nichilismo riottoso dell'autonomia e del punk 77 ed il culto edonistico degli agi e della spensieratezza qualunquistica che sarà berlusconiana. Una tensione che è comune a tutte le generazioni di adolescenti in attesa di scavallare la Linea d'Ombra. Tensione che mi portò ad indossare i panni del ribelle ma sempre in modo incerto, fregnone.

In questo quadro si incunea a martello un fattore decisivo la cultura e la scena Hip Hop. Quell'effetto esorbitante all'ascolto che fù degli Azimuth e dei Weather si ripropose in seguito unicamente con esperienza musicali provenienti da contesti metropolitani e degradati. In principio, su tutto prima dei Public Enemy che poi esplosero più in là, all'università sulla scia di Do the right thing di Spike, furono Erik B e Rakim di cui acquistai dopo una folgorante apparizione ricevuta in video il sempre eterno Paid in Full . Era la prima volta di ogni cosa, anche qui come la Mela di Odessa, il primo esempio per me di come il ritmo potesse avere una chiave di lettura contemporanea e financo colta nella accezione postmoderna, in cui il cut up del djism mi permetteva di scorpire ulteriori vie a cui accedere per accentuare conoscenza ed esperienza musicale.

Non sono dunque ricordi visivi ad associarsi a questo disco, come la beatitudine Positanese, ma è l'aprirsi di una dimensione mistica e profondamente individuale, solitaria che rappresenta la scienza doppia H. Su tutto per capirci Ghost Dog di Jarmush. il mio piatto nel 1988 non ha suonato molto di più di “I Know you got Soul” e “Move the Crowd”.

Ma la scena romana - per me - è stata sempre un problema.

Non credo che sarei contraddetto facilmente se dicessi che a Roma Hip-Hop non è mai stato uno stile ed una cultura radicata a tal punto da poter produrre artisti e musicisti che fossero veri ricercatori, svincolati dalle scimmiotterie gangsta tutto cazzo e cazzotti. Sono solo due i casi in cui questo si verifica, Onda Rossa e Colle der Fomento. All'universo prima Hard-core poi cross over post rock ed oggi in piena maturità musicale appartengono poi i mitici Brutopop attualmente con militant A a costituire il progetto Assalti frontali . Non c'è molto altro da aggiungere. Sono sconcertato dalla evoluzione che ha subito il filone dei cosiddetti porno rockerz, - Piotta, Cor veleno etc - e mi spaventa – forse perché ormai stabilito nelle certezza e in felicemente in rotta verso i 40 – l'uso perlopiù commerciale del nero e della morte che operano i rapper che si raccolgono intorno al truceklan . Se da un lato si è dato vita senz'altro ad uno stile tutto capitolino il “death rap” - che del Hard-core, concetto chiave nella cultura Hip Hop, fa senz'altro tesoro - dall'altro tutta questa congerie in stile fangoria tipo Fulci-Deodato in down post crack annientano ogni possibilità salvifica e di riscatto che la cultura nera ha sempre promosso sia nei ghetti che nelle università: Hip Hop è Black Power Hip-Hop è Black consciousness . Consapevolezza (sati) e non annichilimento morte o suicidio.
Questione di punti di vista. Ovviamente.
In effetti Eric B & Rakim non è che fossero particolarmente teneri o articolati nel loro messaggio. Si tratta di fama pussy successo e soldi, solo di questo e niente più.

In tutto questo la vera botta, la vera spinta innovatrice più feroce arriva nel 1991
fuori i nomi dunque: Urban Dance Squad from Holland e Beastie Boys from Us.

Come giustamente sottolineato qui sono ancora tutte da chiarire infatti le relazioni e le paternità del sound più originale partorito dai novanta, il cosiddetto “crossover”

il fatto che nel 91 UDS fossero in tour negli states con un'altra band straordinaria i Living Colour (gli eredi dei Bad Brains) e che i Beastie assistettero a quel tour è in effetti notizia importante che a suo modo ridimensiona ma non scalfisce il valore di Check Your Head vera e propria pietra miliare della musica contemporanea. Il punto però - che neanche wiky centra - è che in quell'anno gli UDS portano in giro non solo “life in perspective of a genuine crossover” ma il ben più sconvolgente “Mental floss for the globe”. Si, qui il punto sta bene.

E notte, comunque buio. Solo davanti alla tele un po' addormentato guardo video su mtv. Sullo schermo vedo questo fiotto di immagini che scorrono a velocità impetuosa, metropoli macchine burocrati cash money come il dj: su una base di fiati in loop d'improvviso comincia un rap selvaggio , scorre tutto su una massiccia e “mai sentita prima” base strumentale.

Living in a fast lane
Living in a fast lane
Living in a fast lane

Resto di stucco: nessuno aveva mai portato a questo livello di rotondità l'elettronica ed il cut-up, considerando i piatti uno strumento in grado di inserirsi in maniera perfetta in un combo rock blues e funk.

Entro in uno stato ossessivo che dura un mese cioè fino a che non arriva a Disfunzioni il disco che avevo ordinato con tanta solerzia l'indomani del contatto con l'universo UDS. Una vera ossessione un non pensare ad altro Il disco fu ancora più sconvolgente. Provate a sentire questo pezzo oggi: vi prego fatelo . Non è incredibile? Deeper shade of soul. Oppure la traccia successiva qui
Detto questo, Check Your Head dei BB è comunque un lavoro magistrale proprio per la compresenza di stile e radicazione, per dirla alla maniera di SudSoundSistem. Il lavoro è collettivo – Mario Caldato Jr. è il deus ex machina - e dalla genialità di Money Marks si passa alla sapienza di Lee Scratch Perry ed alla scienza di MixMasterMike; l'invenzione del combo newyorkese è epocale perché è un “senti come suona e come suona già sai”
si imbracciano gli strumenti ed è puro punk rock che si amalgama con il ragge il rap. Più Sabroso e tropicale, dunque meno cupo del lavoro olandese, meno invernale e nord europeo, solare luminoso.

Oggi tutto questo alternarsi di circostanze, di musicalità di fattori culturali di antagonismo di ribellione di visibilità è superato da una compresenza di ritorni e prefigurazioni. I miei ascolti sono meno dogmatici e cerco di stabilirmi su una linea di costante attraversamento.
Non uno stile non un tempo non una scena ma il tentativo di percorrere consapevolmente la demarcazione tra queste e gli immaginari che vi si sovrappongono, l'autobiografia.













Mercoledì 11 Giugno 2008 ore 14.30
My Generation

“La domanda da farci è: che saremmo al di fuori di questi eventi dell'Io? Chi saremmo senza definire un evento? La fonte della nostra intossicazione è il bisogno di aver un evento per essere qualcuno , in quanto il pensiero di non essere nessuno ci è così inconsueto e inquietante che vi opponiamo una forte resistenza.”

Christina Feldman, l'equanimità

Accumulazione di stimoli, sembra questo un aspetto ormai assodato del mondo che abitiamo. Molteplicità di prospettive che si riproducono in forma ossessiva sia sul piano collettivo che individuale.

Che si stia vivendo un epoca contratta, asciutta, priva di opportunità sembra circostanza riconosciuta e condivisa. La mia generazione – ho 36 anni una moglie e due figlie, sono di razza europea e di nazionalità italiana – per quel che ne capisco è sulla soglia. La linea d'ombra resta ormai superata da tempo e tenere la barra dritta è pratica difficile.

Il punto è che non è più possibile – come lo era per i nostri padri e per le nostre madri – immaginare uno sviluppo lineare dell'esistenza che si faccia semplice ed essenziale nei presupposti e nelle finalità. Il punto è che alla nostra generazione è richiesto di moltiplicarsi, di permutarsi in modo esponenziale in un rivolo infinito di figure e riferimenti. Questa accumulazione è deleteria e porta ad una dissoluzione della fiducia e della confidenza con se stessi.

La tossina è dunque costituita da questo passare in modo inconsapevole attraverso una miriadi di eventi e forme differenti e all'interno di queste conformare le proprie opinioni ed affezioni temporanee. Laddove possibile siamo dunque professionali e pragmatici, se il contesto lo permette diamo ampio sfogo alla nostra esigenza di protagonismo affermazione mondana o aggressività e se ne avremmo la fortuna potremmo anche covare l'istinto filantropico dell'insegnate, che forgia nuove generazioni pronte a farsi la vita a testa alta.




Io, Architetto,
un tentativo di autorappresentazione del quotidiano


Architettino
l'idea del giovane architetto impegnato nella ricerca. Pensiamo ad un sacco bello di Carlo Verdone in particolare alla mitica figura del Dottorino, colui che è chiamato a risolvere le coliche renali di cui è preda il compagno di viaggio di Alfio il mandrillo in dirotta su Cracovia. Eventi, presentazioni, vernissage, aperitivi e bellezza. Un universo salubre che si accorda alle tentazioni della vita mondana, del Jet set mondiale. Aristocratico e trasversale negli interessi è volutamente disinteressato autocritico ed equanime. Generalmente questo distacco è la misura che il giovane architetto frappone tra sé ed il mondo reale.



Ricercatore
una vita di studio sincero, una vocazione filantropica volta alla formazione ed alla creazione di un immaginario e di una poetica. Una possibilità di autodefinirsi per mezzo degli altri. Riconoscere che i propri sforzi hanno un importante ricasco sul bene collettivo, sociale, comune; questo è un aspetto importate che nei presupposti darebbe più credito e valore alla scelta intrapresa di coltivare questa passione per l'architettura, tra le molte che la vita ti ha offerto dall'inizio. In questa condizione dell'Io vengono spesso meno le capacità autocritiche a discapito di un apriori fortemente autoreferenziale. Ad esempio nell' etichettare ossessivamente la realtà: il calcio? Pasolini. le dinamiche familiari? Carver. il tramonto? Turner. Lo schizzo? Scarpa. La sedia? Eames. Il mattone? Ridolfi e così via.


Opinion-maker
Nell'impossibilità di dare sfogo alle pulsioni dell'ego - che ci vorrebbe sempre in prima linea e sulla cresta dell'onda, -l'oggi ci offre alcune possibilità di autoaffermazione ulteriore. In questo solco si inserisce l' opinion-maker quello che tiene il blog che nelle speranze si vorrebbe straletto ed in grado di incidere sui sistemi di informazione tradizionali. Nell'ambito dell'architettura valgono assolutamente le stesse prerogative: ad un numero sempre più esiguo e controllato di testate editoriali di settore, con cui risulta impossibile entrare in contatto o collaborare si affiancano pubblicazioni telematiche e autoprodotte che in alcuni casi – pochi – hanno prodotto personaggi e individualità riconoscibili e riconosciute. La facilità di accesso garantisce la realizzabilità del sogno, ma non il relativo successo. Come diceva quel tale: tutti si danno all'avanspettacolo ma de Fiorello c'è solo uno!



Renderaro
Una volta era il prospettivaro, che stava negli studi di rango e che con il suo talento creativo dava volto ad un immaginario ben definito. Un poeta dell'immagine, un paganini dell rapidograph.Una volta c'erano buone prospettive di guadagno e con una buona capacità imprenditoriale si riusciva a sbarcare facilmente il lunario. Oggi le nuove tecnologie hanno reso meno circoscritto il novero dei prospettivari che nel frattempo si sono evoluti nel biotipo Renderaro. Un Io in costante aggiornamento le cui competenze sono sempre minacciate da leve di smanettoni in odore di hackeraggio. L'aderenza softweare-persona lo porta a sostenere improbabili difese a spada tratta delle strumentazioni di cui si dota soprattutto se queste sono obsolete e superate.
un moderno Don Chichotte in lotta con piattaforme e workstation volanti.



Professionista
sta sul cantiere, cura ristrutturazioni appartamenti case ville negozi, talvolta qualcosa di più impegnativo. Il cellulare deve sempre squillare, pressoché in ogni momento si deve essere reperibili per raccogliere le invettive dell'idraulico di quello che fa la gittata di cemento del marmista dell'infissaro ma soprattutto del cliente. Questo genere di Idea o Concezione fa del pragmatismo, della praticità un accetta che divide il mondo: da un lato il Noi lavorativo e dall'altro il Voi che si impegna in elucubrazioni di casta inutili e dannose. C'è un sentimento velato di autosvalutazione che si incastra in questa concezione dualistica. Senz'altro però la scelta di lavorare una materia spigolosa ed esacerbante ripaga in volontà e forza d'animo.

Tutte queste condizioni ed eventi – insieme ad altri d'altronde - nella loro forma indefinita immaginaria ed immaginifica sono in me presenti, e si manifestano in modo alterno e discontinuo.

Da una parte dunque questo universo relazionale diurno, apparentemente consapevole fatto di miasmi traffico rumore ed accumulazione – vivo in un a grande città ed in mezzo a tre cantieri – in cui è davvero alto il prezzo richiesto per rimanere a galla e mantenere stabilità ed equilibrio. E dall'altro la ricerca di un universo più stabile e calmo luminoso ed in cui riscoprire la fiducia in se stessi e nelle persone che ci circondano. Un universo che sappia dunque affrontare con coraggio l'assenza e la stasi delle opinioni e delle forme, capace di mettere in discussione tradizioni ed eredità opprimenti e consolidate. In buona sostanza acquisite e preconfezionate.

Un universo che sappia abbandonare il conflitto in favore di una accettazione benevola dell'altro da sé. Condizione italiana, quella del conflitto congenita come le forme di gerontocrazia ormai patologiche e diffuse.

Direi che oggi la Mia generazione sta facendo uno sforzo immenso in questa direzione, immenso come le risorse che ognuno di noi ripone in questa avventura che è la vita di ogni giorno. Uno sforzo per emanciparsi e crescere dandosi autonomia ed autosufficienza. Uno sforzo per dare forma all' instabilità cronica che ci pervade. Vivere ogni istante per quello che è, soprattutto uno sforzo giusto per cominciare a vedere in questa transitorietà un bene prezioso che fortifica e struttura.


 

 




 

 



 

 








 

 

 

 



Mercoledì 4 Giugno 2008 ore 17.00

Polvere forestiera

“nell'architettura italiana non c'è normalità, ma tutto è esaspertato, complicato, difficile. (…) ogni cosa è vista alla luce cruda ed eccessiva del conflitto, un conflitto tra persone, programmi e strategie. Si tende a considerare chi la pensa diversamente come un nemico e non come una persona che ha opinioni non coincidenti con le proprie. Si ragiona e si agisce per schieramenti che si fronteggiano duramente, in una condizione che vede il confronto culturale caricarsi di valori morali, con la conseguenza che chi milita in una certa area considera chi appartiene ad un'altra il portatore di qualche oscuro interesse e non più semplicemente, di concezioni alternative.”

Franco Purini, La misura italiana dell'architettura

 

Ho scritto un libro che darà un nuovo senso alla ricerca contemporanea sul progetto urbano.
È pubblicato dal massimo editore oggi presente sul mercato.
Ho da fare molte presentazioni e mi chiameranno dovunque sia possibile.

Sono molto occupato.

Ovviamente sarò alla Biennale quest'anno. Avrò modo di divulgare in modo ampio e circostanziato motivi e forme della mia ricerca. Sarà impossibile prescindermi. Ho vinto diversi concorsi è grazie ad alcuni di essi riuscirò presto a costruire. E finalmente mi distanzierò da questo acquitrino putrescente, che mi circonda.

Finalmente posso costruire un edificio. Lo costruirò fuori dai confini patri dimodochè nel giro di pochi anni tutti in italia avranno modo di arguire di che pasta sono fatto. Ho già in previsione di pubblicarlo per dueggì con una monografia ad hoc che - mi hanno assicurato - sarà presto in promozione. Per voi che mi state torno, sarà praticamente impossibile starmi dietro.

D'altronde Io corro dalla mattina quando mi alzo
a sera quando mi corico.
se mi fermo finisco a zampe all'aria,
se mi fermo finisco a zampe all'aria.

Stò all'Università e mi chiamano pure Professore, la mia carriera è in continua evoluzione ed ho delle buone prospettive. Ho scritto un testo che ha detta di autorevoli personalità accademiche esprime un progetto critico rivoluzionario, perché – dicono - colma un vuoto, una voragine,
anzi: La Voragine.

Sarà impossibile prescindermi - per chiunque - impossibile decrittarmi, impossibile avermi. I mille rivoli dei progetti che ho in seno sono un rizoma senza fine con deflagrazioni esorbitanti che mi vedono risplendere tra gli astri, tra i mostri sacri: il mio nome fa il paio con Quaroni, Zevi, Tafuri; la mia giovane figura senza essere ancora morto è gia accostata ad un Terragni ad un Persico ad un Sant'Elia. La mia giovane figura è fuoco ispiratore.


Adesso ho penetrato oltre che l'estero anche Milano, lì ho un proficuo scambio con la più importanti riviste internazionali di design e progetto. Ora mi chiedono contributi un po' da tutte le parti ed è con difficoltà - lo ammetto – che mi occupo di architettura temporanea in Bolivia ed emergenze abitative in estremo oriente. E stata apprezzata la mia capacità di slabbrare il tema della catastrofe nella poetica della generazione X, quel contemplare le luci della centrale elettrica dal crinale devastato dal global warming.

Lo ammetto, perché sono capace di autocritica – aspetto che s'apprezza - sostanzialmente sono insaziabile, perché insaziabile è il mio appetito, la mia voracità.

Mi rifaccio a figure del passato, ai padri in perenne conflitto: continuità discontinuità eteronomia epistemologia quelle balle lì; però pure ai ribelli, ai radicali ai cattivi maestri, così come a chi partecipa a chi si relaziona.
Non sò,
dipende un po' dall'umore, dal momento contingente. Com'è che diceva il poeta? "mi contraddico? sono ampio, pieno di moltitudini"


ma devo correre sennò finisco a zampe all'aria,
devo correre sennò finisco a zampe all'aria.

Non sono rintracciabile. Mai. Al cellulare non rispondo a numeri sconosciuti o che non mi tornano. La mia giornata è tutto uno squillare un trillare un faxare un postare: sul blog sul post sui feed sul most sull'essemmesse su skype su myspace su facebook su messanger e chi più ne ha più ne metta. Probabilmente non esisto ma questo continuo dichiararmi per poi negarmi e nascondermi dietro calligrafie laconiche mi incrina, mi inquieta
eh si - lo ammetto - mi dà da pensare.

;)

pensare,

(pausa)

nessun trillare in questo attimo, nessun faxare, nessun….

bipbip. bipbip. bipbip.

allora, carissimo!

Finalmente: subito mi ridesto da quest'istante di vuoto che ha dell'incredibile dell'insondabile dell'inesplicabile, che rischia di sprofondarmi in una crisi che già ne ho abbastanza di crisi che circonda la “Mia Generazione”.

 

Eh, si, la “Mia generazione”, il mio appiglio il mio mai più senza , il mio sostegno usa e getta.
Via che sciocco! posso sempre occuparmi di architettura thailandese sul web, insultare qualche collega, propormi per una monografia sui dischi volanti, posso organizzare seminari sulle madonie posso, posso, posso, posso….

Certo che posso.

Intorno a me ci sono colleghi fedeli che sbracciano e s'accorano per compiacere i miei desiderata. Lo fanno ormai senza chiedermelo, di spontanea volontà. Sono un brand : se vi accostate a me rilucete di luce riflessa. Cari colleghi, oggi per voi è tutto così incerto – oopss! Per Noi, per Noi, certo.

Vi saluto con affetto
un abbraccio, sincero!
ti bacio caro

se io sono lo Zenith deve pur esserci un Nadir, no?

Mi dà noia tutto questo cercare di fare gruppo, mi dà fondamentalmente noia lanciare dei sorrisi e dei gran baci distratti, quei ciao bello tutti generazionali, quel fingere interesse ed ammirazione, quella compartecipazione ipocrita che permette di tirare avanti e raccogliere consenso.

Insomma è certo che non potete starmi dietro, perché io scrivo, teorizzo, progetto, costruisco, insegno; ma faccio tutto questo con leggerezza. Io faccio stile con spensieratezza: rappresento l'aspetto più colorato e frivolo della “Mia generazione”; che non capisce ma mi avalla, che non si interroga ma mi accetta e mi sorride.

semplice


In più lì. Nella fossa vi scannate per un brandello, per un pezzo d'osso che magari è un trafiletto sul quotidiano o la consulenza per l'arredo dei bagni di una chiesetta di periferia. Cane mangia cane

semplice

Che forza, questa frammentazione! questo farsi contro continuo compiacente e distratto.
Mi domando quanto tutto questo avvenga in modo consapevole. Che spettacolo tremebondo!
per me è semplicemente ridicolo, ridicolo ed attraente, terribilmente attraente.

Non si uccidono così anche i cavalli?

Si vabbè ma io comunque sono in giuria: ed è sempre una giuria di qualità, qualità tutta italiana e garantita.





Lunedì 26 Maggio 2008 ore 10.35
Mr.Xsas corner_2
non c'è molto da dire, senonchè l'intervista in questione rilasciata da Mr.Xsas al quotidiano on-line Petrus mi ha colto di sorpresa suscitando un certo stupore (grazie a tash-blog via nazione indiana per la segnalazione)

La confessione dell'Architetto Fuksas:
Convertito grazie a Benedetto XVI, gli dedico la progettazione di una nuova Chiesa a Foligno"
http://www.papanews.it/dettaglio_interviste.asp?IdNews=7662#a




Mr.Xsas corner_1:
Era un pò che non si nominava Mr. Xsas -almeno da queste parti- ecco allora qualcosa che solletica il panzone (grazie a studio UAP per la segnalazione)

I PROGETTI DI FUFFAS PER L'EXPO' 2015 :: http://www.la7.it/intrattenimento/dettaglio.asp?prop=crozza&video=12307
FUFFAS E l'EXPO' 2015 :: http://www.la7.it/intrattenimento/dettaglio.asp?prop=crozza&video=12103

potremmo dunque concludere questa newsletter con un :: "abbiamo la tecnologia per realizzarlo!" ;) risate e serenità
 
30 Aprile 2008

da oggi il libro Alienlog è scaricabile gratuitamente

sia da questo sito che attraverso il mercato di lulu.com

scarica gratuitamente il manoscritto in versione stampabile scegliendo tra formato .doc (1.25Mb) e .pdf (928Kb) :.... ALIENLOGfreedownload




29 Aprile 2008

Giochiamo a Winx?

 

Cè qualcosa di caldo che si fa sentire dentro. Una sensazione come di onda che mi pervade. Sono increspature talvolta leggere talvolta più ampie. Vibrazioni e risonanze.
ci sono dei bambini che s'accordano, sono sospesi sul vuoto di uno spiazzo cementificato. Fa caldo. Si dividono in due squadre ed i due che sembrano più spigliati più svegli, a pari o dispari si scelgono i compari. Dualismi. La testa sceglie quale delle porte occupare per prima. Ci sono regole stabilite che governano le trattative. La partita ha inizio e subito intorno a quello spazio si cominciano a radunare curiosi. Il tempo passa. la partita ha termine verso il presera. Qualcuno è contento qualcun altro meno e chiosa: però poi domani famo cambio, perché sinnò nun vale.

 

Domani famo cambio perché sinnò nun vale.

 

Mia figlia - che da qualche giorno ha pure una sorella – dopo un po' che fa qualcosa si stufa. Mia figlia quando si sente presa dalle onde dell'ego mi manda sfacciatamente a quel paese. Mia figlia ha 5 anni ed a lei mi appello per capire le umane cose. Perché è in lei che vedo la schiettezza non contaminata dalle convenzioni che il vivere comune e civile ci impongono. Tra lei ed i suoi amichetti dunque il gioco è sempre a rotazione.

All'inizio, mettiamo che giochino a Winx un po' di loro si fanno Musa e Stella ed alle restanti toccano malvolentieri Tecna ed Aisha.

 

Ma questo equilibrio non è mai permanente.

 

Basta poco, un diniego un refolo di risentimento e i ruoli subiscono permute e variazioni repentine. Umorale e mutevole dunque è il regno dell'io, della mente che s'appiglia e capriccia accapigliandosi.

 

Dopo 15 anni Roma ed i romani scelgono di voltare pagina e di giocare a Winx con un'altra compagine politica. In molti ora – tra questi, Io/mio – soffrono di quel tedio che spesso piglia quando ci si confronta con l'impermanenza e le sue regole. Prende un po' allo stomaco, come di vuoto d'aria. La forza che esercita l'abitudine, il consueto che con il tempo è diventato comodità, agio.

Ma non si dovrebbe tralasciare dunque che la vita è governata da continue nascite e morti e con essa i pensieri e le opinioni: appena scaturiscono e crescono si svuotano e finiscono, questo è tutto. E mia figlia è molto chiara quando esprime la sua sofferenza per uno stato così sarcastico e beffardo delle cose tutte. Piange e strilla in modo sonoro e feroce.

 

Il che è sicuramente benefico, sano.


Dunque sta bene accogliere la sofferenza che porta l'attaccamento. Quel proverbiale “leccarsi le ferite” che le convenzioni stabiliscono come atteggiamento ufficiale per questi momenti di sconfitta, come forma rituale collettiva. E sta bene il perché ed il percome, cosi come le teste che inevitabilmente cadranno perché anche qui si è nel campo della teatralità, degli atti e delle cose.

 

La rabbia che segue và abbracciata e l'abbracciamo.

 

Ciò che mi auguro dunque è che Alemanno sappia darsi una nuova consapevolezza – che vada aldilà del suo vissuto riottoso e garbatamente squadrista, aldilà delle braccia che alzano orgogliose il saluto romano tra una occhiale Chanel ed una borsa Pink lady.

Che sappia comportarsi da politico di razza e saper approfittare di questa grande occasione che gli è stata concessa dagli eventi e dagli elettori.

Credo che la sconfitta abbia necessariamente un portato benefico: ci sono distanze che debbono essere colmate, muri che debbono rompersi, paure che vanno fronteggiate e comprese.

 

E non è facile riuscire a lasciare andare il fuoco, richiede tempo, forse tutta una vita – che sia poi solo una ciò è tutto da dimostrare

;)

 

 

 

 

 

Facciamo questo tratto di strada insieme.

Ognuno con il suo mezzo, e con ogni mezzo necessario, può senz'altro giocare un ruolo importante in queste ore. Momento presente. Il nichilismo e il nero sentire sono fardelli che possiamo scrollarci d'un sol colpo di dosso. La sempre più asfissiante assenza – di prospettive di soldi di lavoro di certezze…- che permea il mondo che ci pervade, nel suo ripetuto ed incessante richiamo rischia di prendere sostanza – nel sentire individuale e collettivo, nel mondo a cui stiamo dando forma.
Scegliamo di avere figli, di vivere ogni giorno per le nostre famiglie e con i nostri amici vicino, scegliamo di rimanere in Italia tra mille difficoltà e dazi quotidiani da pagare. Senza lavori e certezze, ma con amore e fiducia nel prossimo 

Votiamo in modo astuto, politicamente astuto


non si vota per mettersi apposto con la coscienza, non in questo caso.
Votiamo Veltroni e il Partito Democratico 
con atteggiamento realista ben sapendo che non siamo di fronte ad una personalità immacolata ed il cui operato non può certo essere esente da critiche.
senz'altro però è un voto non disperso che non offre il fianco agli avversari.
Veltroni è un leader in grado di rappresentare un Presidente del consiglio credibile o di essere a capo di un grande partito di opposizione.
La sinistra radicale non offre altrettante garanzie: è una realtà pulviscolare, incerta, frammentata in tante personalità diversificate i cui ruoli sono difficilmente comprensibili se posti in relazione tra loro: Diliberto, Scanio, Bertinotti, Giordano, Mussi, etc etc. Questa è un armata Brancaleone che cavalca demagogicamente e senza un chiaro progetto, il malcontento dell'elettorato di sinistra maturato in questi anni


Votiamo dunque con convinzione per il PD alla Camera ed al Senato

ed invitiamo coloro che leggono queste righe a fare lo stesso, perché ci emoziona sapere che forse riusciremo a convincere almeno uno di quei cinque indecisi che questa lettera intercetterà.

Si, possiamo farcela!

“Le parole e gli atti del PD di Veltroni hanno modificato gli orientamenti di molte persone e oggi l'esito finale non è più prevedibile. E' un fenomeno simile a quello prodotto dal messaggio nuovo di Obama che ha spinto milioni di persone a ripensare le proprie scelte ( nelle primarie in corso in media il 25% degli elettori ha scelto chi sostenere nei tre giorni precedenti il voto – su http://edition.cnn.com/ELECTION/2008/primaries/results/epolls/ scegli uno stato qualunque per vedere cosa sta accadendo)”. Riportiamo da una Lettera di Luca Bergamo ricevuta il 10 /4 /2008

Nessuna conventicola a cui fare riferimento, nessun politico da ingraziarsi,
per una volta si creda che qui in Italia le cose non si fanno per opportunismo ma per passione ed amore.

ohm Shanti!


Cecilia Anselmi & Carlo Prati

 

 

19 Marzo 2008

http://www.freetibet.org/

Free Tibet Campaign stands for the Tibetans' right to determine their own future.
It campaigns for an end to China's occupation of Tibet and for the Tibetans' fundamental human rights to be respected. Founded in 1987, Free Tibet Campaign generates active support by educating people about the situation in Tibet.
It is independent of all governments and is funded by its members and supporters. Structure

Free Tibet Campaign, established in 1987, is an independent membership organisation. All of our funding comes from individual supporters. The Executive Committee determines the general policy of the organisation and guides the work of the campaign. As Free Tibet Campaign is a limited company, the members of the company (of which there are 20) elect the Executive Committee (currently nine people).

It should be noted that Free Tibet Campaign is not a charity, though we are a non-profit, non-governmental organisation. Due to the current laws in UK we are unable to apply for charity status, due to what is deemed to be the political nature of our work (the same applies for organisations like Amnesty International and Greenpeace

 

18 Marzo 2008

Aufklärung I. 1970

Affenstunde. Ich mache einen spiegel.

Mio padre mi è venuto a prendere a scuola oggi. Nell'ora sospesa del primo pomeriggio, mentre tranquillamente mi teneva la mano giunge visibile attraverso il vicolo del fumo. Voci lontane. Sempre più forti ed insistenti. Sempre più vicine. Percepisco attraverso il contatto con l'epidermide di mio padre che c'è tensione che scorre attraverso il suo corpo. Tensione che si travasa in me. Il passo sopravanza e da lento si fa veloce, sempre più incalzante. Sfrecciano ai lati passanti giovani vecchi donne coppie o singoli. Scappano attraverso la via dei coronari in preda al terrore e alla concitazione. Le urla ora sono grida agghiacciate. Non ne percepisco il senso. Solo la concitazione ed il terrore. I bottegai ai lati del vicolo, quelli che di norma stanno tranquilli, flemmatici a guardare il passeggio, che pigri se la chiacchierano da una sponda all'altra come di rimbalzo, adesso scattano a tirar giù le saracinesche. In questo fuggi fuggi generale i passanti come noi sorpresi da questo subbuglio improvviso ed incomprensibile cercano un rifugio estemporaneo quanto necessario dentro i negozietti ammuffiti del centro, dentro gli impagliatori i falegnami o i pizzicaroli. Si sentono spari adesso, spari di pistola. Da dietro la saracinesca percepisco come appoggiando l'orecchio ad una diga, il fiume umano in piena che ribolle sconquassando il tutto che lo circonda. La paura è percepibile, tutto risulta inspiegabile. Tra il gruppo che come noi rimane in attesa della fine si vocifera che sia stata uccisa dalla Polizia una ragazza a trastevere, proprio all'altezza di Ponte Garibaldi. Chi parla è in stato di shock. Shock è l'evidente stato su cui è sospeso il tutto. un botto poi più nulla.

E' il dodici maggio del 1977.

In questo caos l'aria delle cose che si è fatta irrespirabile rivela il seme di una profonda capacità trasformante. L'oggetto è catturato nel mentre della caduta, la vertigine e la spirale dei pezzi che si non si assemblano per logica ma per Analogia, per affezione. La serialità di tessiture musicali elettriche piuttosto che elettroniche. Zurigo piuttosto che Milano, o Venezia o Roma.
Florian fricke. Herzog Werner.Popol Vuh, Un trascendentalismo scarnificato e ridotto all'osso. Un trascendentalismo “cannibale”come di Andrea Pazienza che peranza fa senza.

La Città Analoga. Zurigo 1977

In questo sfarsi tutt'intorno delle cose a cui assistiamo io e mio padre attoniti c'è il quadro di un pensiero che scolla e seziona riconducendo l'adulto che mi stringe tremante la mano al bambino quale io sono in quel momento, dentro quella bottega là, seppellita tra i vicoli del centro strorico.

Ed i pezzi sono frammenti di un immaginario autobiografico: Borgo Ticino, Segrate, San Rocco in Monza, Modena e Bellinzona. Tangerne Dream stratosfear. Partiture elettroniche taglienti come di sferzate gelide, il moog che ci arriva dalla Germania, il suono Kraut su tutto questo scappare e correre, su tutto questo andare in frantumi. A quali ossessivi universi appartengono le composizioni di Edgar Froese?. Il sogno di Tangeri, Impressions d'Afrique. Lo scomporsi ed il farsi in pezzi e la dimensione autobiografica di una generazione dove i figli sono varchi aperti tra gli uomini e le donne, tra madri e padri.
Città che si spaccano sotto i colpi delle pistole. città reale (Como), città della memoria ( la Roma di Piranesi), città ideale (Cesariano) un vortice molteplice il cui centro è: Nulla ed il cui motore è: Davide di Tanzio da Varallo.

Il deserto, le gauloises, le mani del santo. Il sole meridiano e lattiginoso del Petrolio che ribalza sugli assi salmastri e bicolori delle cabine dell'Elba, più in la aldisotto del grande tetto vetrato ci sono 3 palme ritagliate in modo impreciso ed incollate in modo posticcio. Su tutto una macchia di caffè. I fanciulli normali non possono mai più ritornare. Lo sguardo del bambino che io sono è uno sguardo normale, che guarda dalla battigia verso la cabina cercando in tralice un riparo da questi spari e da queste grida.

Roma interrotta, 1977.

 

 

 

 

 

 

 

 

12 Febbraio 2008

Autore: Digitalism
Traccia: ZDarlight
Durata:5.40
Album:Idealism
Anno: 2007
ascolta:.. http://www.myspace.com/digitalism

Sono in disco e stasera sento le serotonine salire a mille. Il ritmo di quelli che ti spezzano le gambe un beat incessante. Sudo. Sudo e mi guardo intorno agitando la chioma –oggi mi sono fatto il taglio- cazzo, entra la cassa dritta. Non ve ne per nessuno. Mi agito come gli scheletrini di around the world. Le luci sono di un rosso intenso e caldo. C'è molto fumo nella volta tufacea del locale. C'è molto traffico verso il bagno. Sospensione schitarrata in sospensione. Rido e sento il cuore aperto, aperto come un taglio di fresco. Ritorna la cassa dritta madonna mia siamo tutti impazziti e saltiamo saltiamo saltiamo. Voglio un gin tonic, ma rimango qui a saltare ed a urlare. Ciao chicca come te la passi? urlo a squarciagola. Tutto brucia. Colori luci sento un leggero indolenzimento, mi acquieto lento lento mi acquieto perché sono tutto un sudore. Chi ti guarda chi no, e riprende bellissimo ed incessante il beat fattoso come negli anni novanta digitalismo per grafica a otto beat e movimenti a singhiozzo. A questo punto rimane solo il suono della tastiera. E basta. Finito così.


Autore: Shape of Broad Minds
Traccia: Let's Go ( Feat DOOM)
Durata: 4.24
Album:Craft of the lost art
Anno 2007
ascolta:..http://profile.myspace.com/index.cfm

La radio è un luogo pulcioso e piccolo, un angusto spazio all'ultimo piano di un fatiscente block del bronx. Pile di dischi e mixtape sul tavolo un pacco di musica da ascoltare. Sparsi sul desk ci sono vecchie copertine di Guitar watson Roy Ayers mandrill space funk e boogie down production. Come suona il fender rhodes lento e liquido ed ancora pharoa sanders che s'appresta sugli scogli con il piffero in mano themby. Space boogie e afro. C'è un party in da house my man chillin lets go we let go slow motions deep journeys: my vision is hard!. We wanna be dirty lets go. Sento in studio con il trio la voce di De La che si alza dallo stage ed è un continuo di metriche che s'apprestano al taglio ma è di flow meraviglioso ricco e fluido che stiamo parlando. Qui da queste frequenze che spaccano lungo l'etere di questi block e tutto il nostro sound Bombo club suona, suona per ceffi nelle macchine biscotto, i pimp che hanno una vita dura, suona per ragazzi che si azzuffano al campo di basket suona dentro le delivery cinesi, tra lattine e dr.pepper. questo sound è nel tuo stereo. Sensuale sinuoso zuccheroso. If you feelin' goog thonight let me here you say hoo!


Autore: Yeasayer
Traccia: Wait for the summer
Durata: 4.53
Album: All Hour Cymbals
Anno 2008
ascolta:..http://www.myspace.com/yeasayer

India? Un prato nella campagna romana? Calcata? Campagnano? Sotto il tronco di una quercia secolare? C'è una famiglia di bambini nudi e piccoli che corrono felici nel sole iridescente. Padri e madri felici e stonati che sorridono nel torpore del thc. Barbe enormi come quelle di Gerry Garcia. Di lontano nella linea di un orizzonte resecato dal grano si staglia l'ombra sicura e fiera di un cavallo e su di lui fiero un cow boy di tutto punto vestito: the resurrection of bronco bill. Siamo tutti parte di questa ridente comune e scambiano tutto quello che in natura possiamo scambiare, te lo dico chiaro fratello stai tranquillo sono solo vibra positive che fluttuano nell'aria di questa campagna meridiana. E la sera tenendoci stretti nei poncho intorno ad un fuoco caldo ed a tavoli intagliati nel possente legno di betulla berremo vino caldo e dolce, rosso come il colore dei tuoi capelli. Pace e consapevole ribellione.

Autore: Swayzak
Traccia: Pucca Bumbles
Durata: 6.18
Album: some other country
Anno 2007
ascolta:..http://www.myspace.com/swayzak

Amo la sterilità di questi ambienti asettici, spazio minimale dotato di un oscillazione progressiva misurabile al minimo. Sinergie ottiche stereometrie musicali. Amo la tua perfezione il tuo profilo netto i lineamenti sinuosi che stagliano sul vestito di questo stilista giapponese che non mi ricordo più. Tessuti e dettagli minimali in primo piano. C'è un eco profondo che si appresta dallo sfondo della sala, un lontano che non riesco bene a percepire. Come un brivido che percuote si assottiglia la percezione. Di lama fredda si trasforma in cera sciolta che cola lungo fili di rame intessuti su aperture cosmiche immote ed insondabile. Guardate dunque perché qui tutto è ormai instabile e meraviglioso nella sua suadenza. Stelle sole supernove luci incerte: stati inclassificabili. Sul tuo Sé emerge un armonia sentila come sfondo permanente e stabile. Sono ora bolle di sapone a forma di Pucca che scendono dal soffitto: schiumano il pavimento, e tutto il pavimento si insapona, e scivola la notte in questo scorcio di vuoto.


Autore: Extra Golden
Traccia: It's not easy
Durata: 7.11
Album: Ok.oyot System
Anno 2006
ascolta:.. http://www.myspace.com/extragolden

Nowhere, deserto infuocato ombra appena percepita. C'è lo zenith che sovrasta. Ancora spazio da percorrere. Viaggio. Penso che siano passati milioni di giorni da quando ti ho visto. Tu sei la mia ragazza. Ed ora ho bisogno di dormire. La mano come di piano verticale mi protegge dall'abbaglio, c'è ombra sotto l'arcata sopraccigliare. Qualcosa scorgo in là. Potrò dunque essere a casa e sederti vicino, presto. Cammino lasciando impronte decise. So' che non sarà facile. Alzo lo sguardo al volo dell'aquila. Forse presto potremmo ascoltare lo stesso suono. Tutto incerto mentre una lacrima solca la pelle riarsa, tutto difficile quando sono lontano da te. Arrivato all'incrocio devo prendere una decisione, e tutto sfuoca in un bianco accecante e sordo. Standing at the crossroads, there are many road to take…una porta alla libertà una porta al
dolore lasciarti è stato il mio solo ed unico errore, e l'aquila solca il cielo cantando.


Autore: Shantel
Traccia: Disco Boy
Durata: 4.18
Album: Disco Partizani
Anno 2007
ascolta:.. http://www.myspace.com/shantelbucovinacluborkestar

Vodka, sicuro, vodka che scorre a fiume che si deposita come acqua benedetta in questi laghi balcanici, Yuri il piccolo cosaccho vuole essere un disco boy ed entra nel bar e dopo 5 vodka si sente un uomo ed acquista la forza per dirle che vuole ballare, balla perdida! si ballare su questo mondo fatto di lupi e serpi, cattiveria ingiustizia e lotte, senz'altro ballare sopra la rabbia e le macerie. Ma stasera Yuri il piccolo ribelle è un disco boy come quel tipo che ha visto nel catodo quel tipo americano che le donne fa impazzire con la macchina cabriolet e lo zippo, e che le donne poi gli dicono sexy! Wow! e supercool! Tutto è giallo rosso e verde tutto è vodka caviale e sesso in da club. Qualcuno guarda seduto in un angolo e guarda Yuri che è cosi' timido e che ora la stringe che la abbraccia sicuro fiero sorridente. Un altro drink ed un piano adesso, starci vicini e ballare, Disco Disco Disco Boy. Una pachanka globale che ci unisce e che unisce Yuri al mondo intero. Da Bucarest a Cracovia da Trieste a Praga un mondo balcanico ed europeo che fa festa al capodanno che verrà. E Yuri pensa “ sarai mia stanotte” ed il rototom lo conferma, si lo conferma e solleva, o forse sarà la decima vodka mentre fuori dal club e dai suoi velluti e broccati, nevica neve solida e indifferente.


Autore: Beck
Traccia: cellphone's dead
Durata: 4.45
Album: The information
Anno 2006
ascolta:.. http://www.myspace.com/beck

Warhol sapeva certo divertirsi? Schnabel, Oldenburg, la creme della creme, uno ad uno vi abbatterò. E cosi a te caro il mio Neil Young altro che needle & demage done: si! ti abbaterò america: in questo continuo di Griffin Dunne che corre lungo South Huoston street in un fuori orario sconvolgente fatto di Hockney e Dan Flavin, in un arcade fire impazzita. Conosci Zorro? Tu sai chi è Zorro? Non lo so fratello chi è Zorro, ma guardo incessante i suoi vagoni sfrecciare fieri! O si puo iscommeterci fratello: vagoni della high line! guarda fratello eccone uno: Zorro è senz'altro il migliore. Hey brò c'è la giornalista che vuole scrivere il pezzo sui graffiti! Damn yo she looks like Blondie, she looks like Blondie. Two Times. One-Two / one-Two- mic check. La fine dovrà sopraggiungere per tutti questi merdosi cellulari..ed eccolo li insieme a Thoreau e Ralph Waldo eccolo là Futura 2000 e Basquiat che si scambiano petardi e risate. Winona, Winona così piccola ma così fottutamente dura, e Sophia o dolce Sophia: qui tutto ha l'aria di essere un film sugli anni 70' , ma fine settanta: già chiedilo al 77 se non sai come si fa. Già chiedilo al 77 se non sai come si fa. Cellulare spaccato su questa carta da parati di merda.
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Crisi, recessione, mercato in prossimità di crollo, esistenze sul limitare, non so a cosa sia ascrivibile. Tutte le ragioni del mondo potrebbero addursi da parte dello staff del sito *che non nomino più*: ad ogni modo da questo ritiro definitivamente il manoscritto “Alienlog le cosmicronache”.
Perché?
Perché portare la pubblicazione per la stampa ad un prezzo di € 11.90 senza guadagno alcuno per l’autore è vergognoso. Farlo senza comunicarlo allo stesso è poi deprecabile.
A questo punto il librettino sarà scaricabile e stampabile unicamente da qui.
Con affetto.

 

 

Il disco luminoso penetrò l'atmosfera dopo aver viaggiato attraverso galassie e soli. Una flebile fiamma appena percettibile come di traiettoria incandescente e fulminea. Lama che recide il cielo. Divarica il blu come cerniera aperta sul corpo del tempo. Nei centri radar del globo -in sincro- venne rilevata la misteriosa presenza. Da Calcutta a Nairobi da Tokyo a Central New York City® Velocità di crociera: 7000 Chilometri al secondo. Velocità ultraumana indicibile sconcertante. La notizia, resa incontrollabile, ben presto fu trasmessa dai mass-media e da questi travasata nelle menti inermi dei terrestri. Non passò che un ora ed il disco si preparò all'atterraggio. Landing on Rome!

 

Con il titolo Alienlog, le cosmicronache si presenta l'edizione riveduta ed adattata per la stampa delle incursioni nei territori della narrativa che dal 2003 fino al 2007 hanno caratterizzato questo spazio virtuale che porta il mio nome. Corredato da immagini e suggestioni grafiche che fin dall'inizio accompagnano gli short cuts, il manoscritto raggiunge il centinaio di pagine e si avvale di una veste grafica specifica; si tratta come detto di una accurata selezione dei materiali fin qui pubblicati: quelli più ironici lirici e disincantati.

Eppure il cuore in questi anni c'è stato, cuore e fatica che retrospettivamente mi stupisco di aver comunque trovato, sempre pensando ai compagni di viaggio, ai lettori e a quei cari affezionati amici che hanno inteso condividere anche per un solo minuto la lettura di queste riflessioni semiserie.

Bene, con questa pubblicazione si chiude un ciclo, si chiude ma non si esaurisce il desiderio di raccontare questo velo illusorio che costituisce la patina sovrapposta, la sovrastruttura del nostro comune agire. Spazio e luce che come cielo si celano dietro le nubi pulviscolari di un pensiero sempre spasmodicamente attivo e chiassoso -a spirale- per l'appunto illusorio.

 

 

Title: Alienlog, le cosmicronache

Print Details: 6" x 9", rilegatura termica binding, crema interior paper
(60# weight), B/N interior ink, bianco exterior paper (100# weight), in quadricromia exterior ink

Category: Narrativa

Copyright Year: ©reative commons 2007

Pricing Scarica: GRATIS :.... ALIENLOGfreedownload

 

 


Copyright Year
: ©reative commons 2007